Fuori dal 21 gennaio “Rrose Sèlavy”, il nuovo singolo di Vinnie Marakas. Si tratta del secondo singolo scritto e prodotto con la collaborazione di Richard Floyd.
Vinnie Marakas
Chi è Rrose Sèlavy e quando sei entrato per la prima volta in contatto con questo personaggio?
E’ una matassa piuttosto intricata ma per sbrogliarla bisogna partire da Juan Hidalgo. O meglio dai molteplici Juan Hidalgo.
Il primo è a tutti gli effetti il padre della zarzuela, l’opera spagnola. La sua Celos aun del aire matan del 1660, su libretto di Calderon de la Barca è forse la più antica opera spagnola in assoluto. O almeno non ne ricordo di precedenti anche se qualcuno sostiene che fu invece “Il sangue della rosa”, su libretto dello stesso de la Barca, la cui musica andò perduta. Insomma tra musica sacra e profana non faceva differenza per lui, e fu a tutti gli effetti il padrone del barocco spagnolo, musicalmente parlando.
Tuttavia non fu questo l’Hidalgo che ci interessa bensì il secondo. Canario di nascita, nel ’57 partecipò alla dodicesima edizione dell’Internationale Ferienkurse Für Neue Musik festival di Darmstadt con l’opera Ukanga, una composizione seriale-strutturale per cinque gruppi da camera. Qui ebbe modo di conoscere Cage che ne influenzò molto il lavoro successivo. Ma è nel ’64, e qui ci avviciniamo piano piano, che fonda con Walter Marchetti gli ZAJ, un gruppo sperimentale neodadaista che si ispirava alla visione artistica di Duchamp.
L’album Rrose Sélavy è del ’77 e credo sia addirittura un disco solista dell’Hidalgo. Sulla copertina verde dell’edizione italiana, pubblicata da Cramps Record, sotto alla foto di Rrose Sélavy che io all’epoca in cui mie lo ritrovai per le mani pensavo fosse l’Hidalgo stesso, c’è una scritta che recita “6 pezzi ammuffiti per 6 fontane sonore UN ECCETERA ZAJ SENZA FINE”. Mi colpì molto.
Per ironia della sorte, entrambi questi Juan Hidalgos sono accomunati dal segno della Bilancia. Non che io ci dia troppo peso.
Pur essendo anch’io un giovane hidalgo non condivido con loro il proverbiale equilibrio. Comunque quando scoprii la storia di Duchamp e del suo alter ego, con tutto il corredo di “eau de violette” che questo comprendeva, per coincidenza stavo leggendo il passo di un libro di Pierre Cabanne in cui intervistava proprio lui.
Cabanne gli chiede a un certo punto se si fosse dedicato a qualche attività artistica durante le venti estati passate a Cadaquès.
Duchamp gli rispose di sì, dato che ogni anno ricostruiva un padiglione di tela che gli serviva per stare all’ombra sul suo terrazzo.
A Duchamp piacque sempre stare all’ombra. E anche a me.
Di cosa parla questo nuovo tuo singolo?
E’ un tributo ai giovani hidalgos, ai visionari, agli imbroglioni, alle eretiche. A chi viene da altrove, e all’altrove rivolge il proprio sguardo.
In che modo sei “profeta, imbroglione, sciamano, mentitore, poeta e impostore”? Ci interessa soprattutto l’ultima!
Io sono chi non sono.
Paolo di Tarso, nella lettera all’imperatore, Tito scrive:“Uno di loro, proprio un loro profeta, ha detto: I Cretesi sono sempre bugiardi, brutte bestie e fannulloni. Questa testimonianza è vera.”
Il profeta a cui si riferiva era Epimenide di Creta, ma probabilmente sono anche io. Lo siamo, se non tutti, almeno molti.
Sancho Panza, per esempio divenne governatore di Barataria e si trovò a dover decidere sul caso accaduto a dei giudici, incaricati di impiccare tutti coloro che mentivano circa il motivo per cui volevano oltrepassare il ponte che conduceva alla città. Un giorno era arrivato un tale a cui fu domandato perché voleva passare il ponte. Il tale giurò che passava e andava a morire “su quelle forche ch’erano ivi alzate”. Se fosse vero che costui voleva farsi impiccare, allora aveva detto la verità e quindi non doveva essere impiccato. Se invece avesse mentito e poi fosse stato impiccato, avrebbe detto la verità e sarebbe dovuto essere graziato.
Ne parla anche Godel da qualche parte.
Quali sono a tuo parere tre brani che sono stati fondamentali per la tua formazione musicale?
In ordine sparso: “Tenax” di Diana Est, “Parlare col Liquido” di Enzo Jannacci, “A me mi piace vivere alla grande” di Franco Fanigliulo.
Ma anche “B.B.B.” dei CCCP, “J’suis venu te dire que je m’en vais” di Gainsbourg e “L’ombra della luce” di Battiato.
4Ultima domanda: se fossi un drink quale saresti e perché?
Il sangue di Cristo: so che è molto in voga e non passa mai di moda.
Nonostante questo, io preferisco l’acqua frizzante. Chi l’ha inventata è un vero genio.
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