“Volersi bene” è il nuovo lavoro discografico del progetto Veivecura, guidato sin dalle origini nel 2010 dal musicista siciliano Davide Iacono.
VeiveCura intervista
Ciao Davide, ormai sono più di dieci anni che hai fondato VeiveCura. Un aggettivo per descrivere VeiveCura del 2010 e uno per VeiveCura del 2022.
Ciao! Per VeiveCura del 2010 direi “puro”, per quello del 2022 forse direi “vissuto”.
È uscito da poche settimane il vostro nuovo album “Volersi Bene”. Qual è il brano a cui sei più legato e perché?
Vetri Rotti è per distacco il brano che mi emoziona di più, ho rischiato di piangere sul palco quelle poche volte che l’ho suonato dal vivo. Anche se parla di un’esperienza che non vivo nella condizione attuale, riesco a immedesimarmi così tanto in quelle note e quella storia raccontata che nell’aria accade qualcosa di magico, un’esplosione di sensazioni fortissime.
Il pezzo che è stato più difficile scrivere?
Di solito non ho particolari difficoltà nella scrittura delle canzoni, le idee arrivano, non so bene come, e le elaboro al pianoforte. Per questo album mi sono messo alla prova nella stesura dei testi che, a differenza del passato, affrontano anche temi positivi. Ho potuto constatare che dare spessore lirico a sentimenti come la felicità o l’allegria non è poi così semplice. Fuori Città e Generiche Domande ad esempio mi hanno fatto penare un po’.
E invece quello nato nel modo più spontaneo possibile?
Stanotte Qui è una delle canzoni a cui sono più legato. E’ stata scritta quasi di getto durante un breve viaggio in Germania. Mi ospitava un caro amico, il cantautore Jonas David, con cui avrei fatto un paio di concerti pochi giorni dopo. Ho approfittato del suo meraviglioso pianoforte verticale per dare una forma al pensiero di un incontro avvenuto poche ore prima di partire che mi avrebbe poi cambiato la vita.
Parlando sempre della nascita di un brano. Solitamente come crei i tuoi pezzi? Prima la melodia o il testo?
Prima SEMPRE la melodia, motivo per cui non sono un amante di certo cantautorato “cantilenante”. Per come la vedo io c’è la Musica e c’è la Poesia. Sarebbe perfetto fare incontrare le due cose.
Ora qualche domanda per conoscerti meglio. Qual è stato il tuo primo concerto a cui hai assistito? Che emozione ti ha lasciato?
Il primo concerto degno di nota è stato quello dei Radiohead a Piazzale Michelangelo a Firenze, per il tour promozionale di Hail to the thief, avrò avuto diciassette anni. Io e due amici siamo partiti in treno da Modica in Sicilia, senza biglietti per entrare al concerto perché dopo dieci minuti dall’annuncio l’evento era già sold out. Ricordo che la mattina del concerto ci presentammo al Piazzale alle 10 e dopo svariati tentativi trovammo un ragazzo scozzese a cui gli amici avevano dato buca, quindi siamo riusciti a comprare i suoi biglietti al prezzo normale. Tutto il resto è Storia, un Sogno che non tornerà mai più.
Una canzone che ti ha cambiato la vita?
Untitled 1 dei Sigur Ros. Ricordo esattamente dov’ero quel giorno di molti anni fa, in macchina con due amici, fermi di fronte a una località panoramica della mia zona. A un certo punto uno di loro mette il cd, parte questo pezzo e io vengo totalmente stravolto da questo sound così diverso da tutto ciò che avevo ascoltato prima nella mia vita, e in realtà così vicino alla mia anima esistenzialista dell’epoca. Quella canzone, quel disco cambiarono tutto e intaccarono profondamente ciò che avrei composto successivamente per VeiveCura.
Ultima domanda: se dovessi descrivere la tua band con una bevanda o un cocktail, quale sarebbe e perché?
In questo caso giro la domanda al chitarrista, visto che io sono quasi astemio ahahah…
PUMA: “Impossibile racchiuderci in un solo cocktail. Siamo come un piccolo pub con un barman amichevole. Ogni tanto ti serve un gin tonic, a volte una birra e altre volte un negroni. Può capitare di sbronzarsi e di dire non berrò mai più, ma dopo due giorni sarai di nuovo lì perché è un bel posto e ti fa stare bene”
Grazie.
Grazie infinite a voi
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