Direttamente dal profondissimo underground veneto, emergono gli ADA con il loro nuovo EP dal titolo “Antifragile”. Un piccolo manifesto generazionale, decisamente arrabbiato, che si sviluppa in cinque tracce.
ADA – Antifragile
Una dichiarazione semplice: siamo fragili, e la nostra fragilità va esposta, urlata, esasperata. E questa esasperazione di chitarre che si intrecciano e una batteria che non lascia fiato, è nostra corazza antifragile.
Questo il concept generale di un disco che avremmo amato se fosse uscito durante gli anni del liceo, in quei momenti in cui siamo stati più fragili che mai, l’avremmo amato, consumato e vissuto. Dopo una pandemia globale e con gli impegni degli adulti sulle spalle, ecco un maledetto disco di una band di semi sconosciuti a riportarci lì. Al centro delle nostre incertezza.
Gli ADA si collocano nella scena più difficile dell’alternative rock, quello degli scantinati, dei garage, del sudore e di quei tempi lontani in cui ci si accalcava ubriachi sotto al palco.
Questi ragazzi sono una band di giovanissimi che si definiscono “una carezza che lascia un vuoto, da riempire con urla di speranza”.
Se siete nostalgici dei tempi in cui vi vestivate larghi per nascondervi tra i banchi di scuola; se vi siete persi almeno una volta al Leoncavallo di Milano, se avete ascoltato della musica spaccatimpani di notte, con le cuffie che inevitabilmente frizzavano all’esterno, se vi siete mai sentiti troppo grassi, troppo magari, con i piedi storti, troppo alti, troppo bassi, troppo stupidi, se vi siete sentiti innamorati in silenzio, senza agire, se vi siete sentiti arrabbiati, senza possibilità di esprimervi, questo disco è per voi. E per essere antifragili.
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