Il 25 marzo è uscito “Anime”, il secondo singolo delle Urania. Un brano pop elettronico che parla dritto… all’anima, in modo delicato attraverso immagini di vita quotidiana.
Urania – Anime
Le Urania hanno delle voci spettacolari. Avvolgenti e coinvolgenti, eppure scelgono uno stile così particolare da risultare quasi robotiche. Sicuramente è una scelta voluta, ma personalmente questo ci allontana un po’ dal brano. Questo cantato così telegrafico diventa quasi fastidioso, fortunatamente il ritornello è più fluido e più vicino ai nostri gusti.
Le immagini di vita quotidiana sono una metafora interessante, ma allo stesso tempo la canzone rimane quasi una telecronaca di una giornata. Il tutto è troppo un’immagine dietro l’altra, senza portare davvero l’ascoltatore all’interno di questo mondo.
Lo stile delle Urania si distanzia molto dai nostri gusti. Riconosciamo sicuramente un gran talento, ma non riusciamo ad entrare davvero nel loro mood.
“Cosa resta al mutare delle stelle di ciò che il cielo sembrava volerti dire fino alla scorsa notte, quando aggrappando gli occhi alla luna chiedevi consiglio agli astri per lenire la tua ansia di futuro? Cosa rimane della primavera, quando l’inverno gela i fiori e le formiche ripopolano l’oscurità della terra, lasciando la superficie
a ciò che muore mutando, e muta morendo? Quanti sono gli incroci di un’esistenza passata a peregrinare tra strade che non conosci, in attesa di uno schianto che possa essere l’ultimo, o di un qualcosa che “inferno” non sia, in mezzo al rogo delle tue certezze?
Farsi leggeri, per raggiungere nuove profondità: cambiare senza la pretesa di volerlo, perché il cambiamento è una ginnastica che non contempla pratica né teoria; lasciarsi accadere, per non cadere più”.
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