Little Pony: “Siamo come una vodka comprata in un negozietto…”

É uscito il video per “Low Fi”, il nuovo singolo della band italo-americana Little Pony. Il videoclip, curatissimo dal punto di vista cromatico, è stato diretto da Benedetto Battipede. Il sound del brano è una sorta di versione meno post punk e più hip hop degli Sleaford Mods, con un groove e un breakbeat irresistibili a cui si aggrappano un rap svogliato ma a suo modo magnetico e il sax.

Ne abbiamo parlato direttamente con loro, ed ecco com’è andata!

little pony

Little Pony intervista

Quali sono tre dischi che a vostro parere sono stati fondamentali nella vostra formazione musicale? E perché?

Si inizia male, è una domanda complicatissima.. rinchiudere in soli tre titoli quello che è il bagaglio di un musicista è difficile davvero e qualora anche ne trovassimo sarebbe sempre riduttivo. Diciamo che per i Little Pony di sicuro gli ascolti di base sono quelli Cult e che senza Beasty Boys, The Cure, Clash, Davis, il punk, Depeche Mode, Beck, Gorillaz e via così, forse avremmo suonato diversamente.

Come avete lavorato all’ultimo video di “Low Fi”? Come si collegano immagini alla musica? Eravate tutti d’accordo?

Il testo, con lo stile che caratterizza la scrittura di Ryan (voce,sax,efx), parla fondamentalmente della ricerca dell’essenziale.
A volte può essere simile ad una lotta, magari intima magari no, altre è più come ballare. In questo mondo disturbato e super veloce, avremmo tutti bisogno di  muse, d’ispirazione, di uno “spazio” in cui riconoscersi e non sentirsi snaturati. Il testo parla anche di questo.
Per noi è fare musica ma non è per forza l’unica strada, ognuno trova la sua volendo. Lo abbiamo scelto come primo singolo, perché Low fi rispecchia il concept dell’album, la metafora del voodoo: Il senso di questo voodoo è il voler evocare il potere magico del gioco, quello ad esempio istintivo e divertente ma serissimo al contempo, dei bambini che permette loro di inventare soluzioni semplici ma geniali per problemi a volte anche molto complessi. Contrapposto ad un sistema fatto sempre più di sintesi e poco contatto reale, il nostro intento e auspicio, è di liberarci tutti, attraverso questo tipo di potere, questo tipo di magia che cerchiamo di evocare anche nei live.

Come è sopravvissuta la scena musicale di Napoli al Covid? E come ve la state passando voi? 

Purtroppo è stato davvero un periodo complicato e lo è stato per tutti. Ora si sta riprendendo lentamente a fare eventi e la gente per fortuna risponde bene, stufa molto probabilmente delle restrizioni di questi anni e della mancanza di una vita sociale. Ma molti locali purtroppo non sono sopravvissuti, venendo a togliere alla città dei luoghi di aggregazione che prima funzionavano bene. Noi nello specifico, dopo un tour di 15 date nel gennaio 2020, che pensavamo stesse iniziando alla grande, ci siamo rivisti tutti in Studio solo nel maggio 2021, poiché Ryan (Voce/Sax/Scratch) vive a Roma. Ma non siamo rimasti fermi: si è aggiunto a noi Pierluigi (organo e synth), bassista del gruppo francese Guappecartó, prima come supporto ai synth poi come parte attiva e compositiva della band, tanto che con lui abbiamo prodotto il primo singolo Out Track di Voodoo we Do, Never Know, sempre uscito per la Soundinside Record. Un brano scritto e registrato tutti a distanza ed uscito nel giugno 2021.

Avete già in programma qualche altra pubblicazione, ci fate qualche spoiler?

A breve usciranno dei video live Soundinside Record, from the basement.

Ultima domanda: se foste un cocktail qual sareste e perché?

 Vodka, di quelle prese nei negozetti ucraini.. 

 

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