“Barche piccole di carta”, il singolo di Lucrezia Lopolito, rappresenta la ricerca della propria direzione. Un viaggio che comporta l’abbandono del passato per poter ripartire. In occasione del uscita del brano abbiamo scambiato quattro chiacchiere con la cantautrice.
Intervista Lucrezia Lopolito
Ciao Lucrezia Presentai ai lettori
Ciao! Sono Lucrezia, una donna di 41 anni con molte passioni nel cassetto. Psicologa e Psicoterapeuta di professione impegnata in maniera rilevante nell’ambito della Salute Mentale. Sono un’amante della musica Swing e del suo relativo ballo: il Lindy Hop che insegno con il mio Maestro di ballo Manuel Micheli nella scuola Swing Cats Italy.
Vivo a Roma da 20 anni, città a cui sono riconoscente per i suoi preziosi doni da un punto di vista culturale, artistico e professionale.
Siamo arrivati a “Barche Piccole di Carta”, Parlaci di questo tuo ultimo singolo
Barche piccole di carta nasce grazie al mio lavoro di psicologa nell’ambito dei Servizi dedicati alla Salute Mentale.
Seguo da un paio d’anni, con una mia collega, una persona giovane che vive in Comunità Terapeutica. Inizialmente sembrava difficile l’accesso ad un piano comunicativo profondo e di fiducia. Ma un giorno, dopo svariati mesi di lavoro, in un momento di apertura, questa persona racconta a me ed alla mia collega di quando da bambino giocava con le barche piccole di carta. Ho vissuto tale racconto come un dono dato il suo carattere particolarmente introverso e chiuso. L’immagine delle barchette di carta mi ha accompagnata fino a casa dove immediatamente ho preso la chitarra e naturalmente ho cominciato a scrivere.
Credo che questo brano possa ben rappresentare da una parte il piano meraviglioso della fantasia dei bambini in grado di andare oltre i limiti della realtà e dall’altra la dimensione dell’inquietudine che a tratti caratterizza la vita di ognuno di noi in fasi diverse della nostra esistenza.
Il brano ha volutamente un risvolto positivo volendo evidenziare le risorse che sono naturalmente presenti dentro di noi nonostante i momenti di difficoltà.
Che difficoltà hai trovato nel produrre un brano da distribuire?
A dire il vero non ho trovato difficoltà poiché si è creato un incastro perfetto di eventi che hanno portato alla produzione del brano. Protagonisti indiscussi sono Andy Milesi che si è occupato dell’arrangiamento e Frank Gregoretti della Red Owl Records che ha prodotto il brano. Li ringrazio con il cuore.
In che ambito senti di aver maturato di più?
Mi sento più maturata sul piano artistico nella scrittura, oggi più profonda e attenta da un punto di vista dell’introspezione. È come se sia cresciuta la capacità di tradurre le mie emozioni e le mie sensazioni che possono derivare dai contesti più diversi. Anche la scelta dei temi è migliorata in quanto maggiormente capace di spaziare su più argomenti.
Con chi ti piacerebbe collaborare?
Collaborare è un parolone ma mi piacerebbe poter avere un confronto, uno scambio con artisti come Niccolò Fabi, Ron, Joe Barbieri, Fabio Concato, la cui tipologia di scrittura mi piace molto e mi risuona. Mi affascina tantissimo la profondità e l’intimità che arriva dal loro modo di scrivere e cantare.
Chi vuoi ringraziare per il tuo percorso artistico che stai facendo?
Ringrazio ogni singola persona incontrata nella mia vita e che, in qualche modo, ha lasciato un segno. Ringrazio i miei amici di sempre con cui ho condiviso vita, vino e tanta musica. La mia prima scuola di musica, Neuma, che mi ha aperto generosamente le porte verso questo mondo. Ringrazio Andy Milesi e Frank Gregoretti, con la sua Red Owl Records, che hanno abbracciato le mie canzoni e mi hanno dato la forza di tirarle fuori dal cassetto.
Chiudiamo l’intervista con l’ultima domanda: se apri il cassetto dei sogni cosa vediamo?
Mi piacerebbe creare luoghi dove la musica, e l’arte in generale, rappresenta la chiave per l’integrazione sociale di chi viene etichettato come “diverso”. Che poi alla fine siamo tutti diversi e per fortuna!
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