Esce venerdì 20 maggio 2022 “Qualcuno”, il singolo di debutto del progetto di iako (tutto minuscolo). Un primo capitolo definitivo per l’atipico cantautore classe 1995 che ci introduce a un EP di prossima uscita.
E come sempre, lo abbiamo incontrato per fargli qualche domanda. Ecco com’è andata!
iako
Quali sono tre dischi che a tuo parere sono stati fondamentali per la tua formazione musicale, e perché?
Sicuramente ‘At Swim’ di Lisa Hannigan è al primo posto; la sua voce mi ha cullato durante uno dei periodi più difficili della mia vita e mi ha influenzato in maniera fondamentale a livello armonico e concettuale. Credo che i mondi sonori che riesce a rappresentare siano ancora oggi un traguardo a cui sogno di poter arrivare con la mia musica in futuro.
Faccio molta fatica a limitare la mia scelta a tre album, ma ve ne dico alcuni che hanno avuto delle influenze significative su di me: Immunity di Jon Hopkins, Ok Computer dei Radiohead, Orizzonti Perduti di Franco Battiato, For Emma, Forever Ago di Bon Iver, e mi fermo qui perchè ne ho già in mente altri cento.
Se proprio dovessimo incastrarti in un genere musicale, quale sarebbe? E puoi anche inventarti un nome.
Solitamente lo chiamo cantautorato elettronico, un nome bruttissimo ma che rende al meglio la combinazione dei due mondi a cui appartengo: i grandi cantautori italiani del passato e l’elettronica deconstructed di stampo inglese. Ho provato a inventarmi dei nomi per il mio genere con scarsi risultati, ma recentemente un amico ha definito il mio mondo sonoro ‘musica sublime’, che forse non è proprio un genere ma mi piace da morire come definizione.
Perché hai scelto proprio Londra? E cosa ti ha fatto rimanere nella città?
Ho sempre avuto una forte passione per le lingue e in particolare per l’inglese. A 18 anni mi sono iscritto all’università di Venezia per studiare Tecniche artistiche dello spettacolo, ma nel frattempo avevo iniziato a fare molti concerti e ho fatto varie application per scuole di musica all’estero. La prima risposta positiva è arrivata da Londra e ho deciso di cambiare vita un po’ all’improvviso, con la consapevolezza limitata di un ragazzo di 18 anni. Dopo aver studiato per tre anni ed essermi immerso a fondo nella cultura inglese, ho iniziato a sentirmi a casa più lì che in Italia, ed è quello che mi ha convinto a restare.
Di cosa parla “Qualcuno”?
Qualcuno è un pezzo che ho scritto quasi due anni fa, in pieno lockdown, ed è una riflessione malinconica sulla fama e sulla cultura del lavoro incessante. Nella mia musica mi piace inventarmi degli alter-ego che esasperano le condizioni di vita di cui faccio esperienza quotidianamente, e tendo ad esprimerle in maniera molto teatrale e drammatica.
Per me è un po’ un inno catartico, una specie di mantra che spero possa arrivare a chi mi ascolta ma è anche molto intimo e personale.
Ultima domanda: se fossi un drink quale saresti e perché?
Sarei l’unico cocktail che mi piace veramente, il ‘Dark & Stormy’ che è fatto principalmente con ginger beer e rum. Non so perché ma sento che lo zenzero sia un ingrediente che mi rappresenta, e in casa mia non manca mai.
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