Qualche settimana fa vi abbiamo presentato Beatrice Pucci e oggi parleremo di “Le colline d’argento”. Il suo primo EP è uscito su tutti i digital store e questa è la nostra recensione.
Beatrice Pucci – Le colline d’argento
“Le colline d’argento” è stato anticipato dal singolo, già disponibile, “Figli” ed è composto di sei pezzi indie pop particolarmente malinconici. Sei triste e hai solo voglia di lasciarti andare alla tua tristezza? Il primo EP di Beatrice è fatto apposta per te.
I sei pezzi di Beatrice Pucci sono una viaggio alla ricerca di sé della propria individualità, del proprio spazio nel mondo. Un EP per certi versi adolescenziale, ma raccontato con toni particolarmente profondi. Argomenti per ragazzi giovani con parole di un certo spessore culturale.
Sarà che non sono adolescente da un bel pezzo, ma questo EP proprio non mi arriva. Ascolto il primo pezzo, “Figli”, e penso non sia male nonostante non sia il mio genere ma continuando i brani mi suonano tutti uguali. Beatrice Pucci tiene per tutte e sei le canzoni un monotono che non si sviluppa in niente di particolare. Il risultato è un cantato estremamente triste su un sound che non cambia mai. I brani sono troppo simili tra loro, si fa spesso fatica a riconoscere la fine e l’inizio dell’altro. Stessa cosa per il tema scelto… con metafore diverse si parla più o meno della stessa cosa.
TRACK BY TRACK
1.“Figli”: parla di musica, dello scrivere canzoni, e vedere questi pensieri prendere vita.
2.”L’aria di settembre”: vale la pena fare qualcosa sapendo già in partenza che potrebbe essere completamente inutile? Pagare un metaforico (o reale) biglietto di andata e ritorno per un viaggio che non ha uno scopo preciso ma comunque decidere di partire lo stesso.
3.“Città sospesa”: è l’attesa di qualcosa che non arriva, parla del rimanere nella propria comfort zone ma al tempo stesso volere di più.
4. “Mangiafuoco”: le tante piccole morti e evoluzioni che si possono vivere in un amore, l’amore verso una persona, un ideale, o qualsiasi altra cosa.
5.“Tutto”: volere sempre quello che non si può avere, una continua ricerca che ti fa muovere e cercare sempre altro.
6. “Angoli”: la consapevolezza che ogni cosa finisce, tenendo questo a mente di ricercare la felicità nelle piccole cose e farsi andare bene la normalità e la realtà così com’è.
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