Kabo, pseudonimo di Andrea Caracciolo, è un rapper e cantautore italiano nato a Legnano (MI) nel 1990. Artista capace di passare dal rap puro a groove più morbidi e sofisticati, viene apprezzato per l’originalità, la sincerità e la ricercatezza dei testi, in cui concentra introspezione e storie di denuncia sociale.
Presente dalla fine degli anni 2000, ha all’attivo diversi progetti musicali come solista e in band. Tra questi collabora con Dj Myke per l’ep “Soli Notturni”, e con Big Fish e Marco Zangirolami per il brano “La Ragazza di Vetro”. Pubblica l’ep “Diorami” con Irma Records e si classifica alle fasi finali del premio nazionale Fabrizio De Andrè. Molto presente sui palchi a livello locale e principalmente nel milanese, ha più volte aperto concerti ad artisti noti nel panorama rap italiano e internazionale.
La sua produzione artistica mescola rap e musica d’autore, portando l’attenzione su temi di denuncia a favore degli ultimi e ponendo in primo piano il pensiero critico, provando a raccontare le luci e le ombre del nostro tempo con l’obiettivo preciso di creare musica non solo per le orecchie, ma per l’anima.
Lo abbiamo incontrato per parlare del suo nuovo EP dal titolo “Luciano”.
Kabo intervista
Quali sono tre dischi che a tuo parere sono stati fondamentali per la tua formazione musicale? E come mai?
Sicuramente Neffa e i Messaggeri della Dopa di Neffa, La Buona Novella di Faber e The Dark Side of the Moon dei Pink Floyd. Sono tre dischi che mi hanno aperto tre dimensioni fondamentali. Quella del rap italiano, quella della musica d’autore e quella della Musica immortale, eterna e cristallizzata nel tempo.
Chi è Luciano, e perché hai deciso di “regalargli” questo disco?
È una persona, soprannominata appunto Luciano, a me molto cara. Si tratta di un grande amico, scomparso pochi anni fa, che è stato in grado di capirmi e di iniziarmi al rap e alla scrittura in generale.
Questo disco mi è servito per chiudere il cerchio che si è aperto quattro anni fa, quando lui ci ha lasciato. È un saluto, un addio col sorriso, un capitolo di dolore che per me ora si chiude.
Come si sta a Legnano (in provincia di Milano)? E quanto ti ha aiutato un contesto di provincia ad avvicinarti alla musica?
Legnano è una cittadina che porta con sé i pregi e i difetti di tutte le cittadine di provincia. Io tendo ad essere molto legato ai miei luoghi di origine quindi non ci sto male, anche se sono ben consapevole che esistano luoghi nettamente migliori in cui crescere e vivere. Il contesto di provincia in cui sono cresciuto non mi ha agevolato nell’ avvicinarmi alla musica, però mi ha aiutato tanto a non scordare mai le mie origini e la mia provenienza. È ben diverso essere cresciuto a Legnano piuttosto che a Milano.
Com’è il tuo rapporto con l’inadeguatezza oggi?
Mi sento perennemente inadeguato da una vita, come presumo la maggior parte di tutti noi. Oggi ho raggiunto un punto in cui a tratti godo della mia inadeguatezza e ne faccio un valore. In passato ne ho sofferto, ma oggi posso dire di andarne fiero.
Ultima domanda: se fossi un drink quale saresti e perché?
Sicuramente un Campari col bianco. Perché è il drink del baretto, della provincia dove abito, dei miei amici.
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