La sessualità che ritroviamo nell’album di debutto di Anna Soares, “Sacred Erotic”, è un mondo meraviglioso e disturbante.
Un album che ho riscoperto in questa mia estate da single. Questa calda estate da record dove il mondo sembra per implodere, e dove ho finalmente recuperato questo album che ho trovato per caso tra le mail.
Anna Soares – Sacred Erotic
Un mix elettrostatico di voci e suoni, musica per fare sesso, per sfiorarsi, per piangere e per riscoprirsi. La cantautrice crea un percorso che celebra la sacralità dell’universo sessuale. Sono diversi i temi toccati, come la sapiosessualità, l’ipnosi erotica, dominazione e sottomissione, la potenza dello spirito femminino, la connessione intima che porta all’evoluzione interiore.
Ogni brano compone un universo sonoro a sé, toccando trip hop, future garage, elettronica cantautorale. Senza mai chiudersi in degli schemi predefiniti, sia vocalmente che a livello compositivo.
Ci ritroverete PJ Harvey, ci ritroverete i Massive Attack, ci ritroverete anche il più sofferto Nick Cave, e qualcosa dei London Grammar. Anna Soares è una sorta di guru, una Madonna eterea e lontana, terapia occasionale per tutti i mal di cuore e i pomeriggi solitari, andrebbe prescritta, andrebbe data a forza come compagnia ossessiva e oscura per chi si ritrova dove non vorrebbe, come in quest’estate torrida.
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