Sergio Andrei e il racconto del suo album “Pulp”

Sergio Andrei è un artista a tutto tondo. Come sceneggiatore del Collettivo Mina, ha realizzato il documentario “Scuola Calcio”. Come attore ha avuto ruoli in serie come “Don Matteo”, “Scomparsa” e “Che Dio ci Aiuti”. Come cantautore si è diplomato presso l’Accademia “Officina Pier Paolo Pasolini”.

E lo scorso 28 gennaio 2022, Sergio Andrei ha finalmente debuttato con la pubblicazione di un affascinante album dalle tinte pop e oscure: “PULP”.

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Pulp – Sergio Andrei

“PULP” è un disco il cui titolo rimanda ai romanzi hard boiled e il cinema di genere, ma la citazione più evidente ai più è sicuramente il “Pulp Fiction” di tarantiniana memoria.

Questa raccolta ci viene presentata come “un disco pop disturbante che suona come un film di Tarantino ambientato a Roma”.

Tuttavia, questa definizione non deve scoraggiare i più deboli di stomaco. Sergio Andreici accompagna con disinvoltura in una Roma che si trova a metà strada tra un universo grezzo e tormentato e un altro più ironico e scanzonato.

Ironia, sonorità pop e atmosfere depresse si uniscono in un filo rosso che serve a tessere un racconto di ordinaria follia. Un racconto che l’artista ci narra con un sorriso amaro, lo stesso sorriso di chi riconoscendosi in una situazione ride per non piangere. Lo stesso sorriso che oggi risulta sempre più attuale e che ritroviamo nella sua forma più elementare anche nel mondo dei meme che popolano internet.

Parlando dell’influenza del cinema, questa è più che mai evidente nel videoclip che accompagna il brano “Ciò che Rimane”. Un breve cortometraggio in musica che tra dialoghi surreali, viaggi on the road e rapimenti improbabili ricorda un perfetto mashup tra la crudezza americana di “Pulp Fiction” e la leggerezza nostrana di “Tre Uomini e Una Gamba”. Anche in questo caso, Sergio Andrei mostra di sapersi destreggiare abilmente tra sacro e profano.

Ci troviamo di fronte ad un ottimo debutto. Sergio Andrei ha tutte le carte in regola per accendere la curiosità di un pubblico vasto e siamo sicuri che con un’identità artistica così ben definita sentiremo ancora parlare di lui.

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