Il 15 settembre è uscito “Magenta”, il nuovo singolo dei Basiliscus P. La band di Messina ci regala un brano che si articola con un incedere claudicante che alterna esplosioni e implosioni. Nel finale trova una chiusura strumentale benaugurante e potente con un rossore come colore dominante.
E non potevamo che approfondire.
Basiliscus P intervista
Quali sono tre dischi che a vostro parere sono stati fondamentali per la vostra formazione musicale? E per quale motivo?
L: per me “Timothy’s Monster” dei Motorpsycho, l’album che mi ha aperto le porte della musica psichedelica, dove c’è un brano per me molto importante, “The Golden Core”. “Croocked Rain, Croocked rain” dei Pavement di cui ho sempre, banalmente, adorato le canzoni e i suoni: per me Stephen Malkmus è un genio! Le chitarre dei Pavement sono sempre state un punto fisso della mia vita, nei momenti belli e nei momenti brutti. Infine, “Crac!” degli Area per me è un altro disco fondamentale. Ci sono troppi brani importanti per me (“L’elefante bianco”) troppi musicisti per me geniali, tra cui Capiozzo, uno dei miei modelli. Invidio agli Area e a quel disco la capacità di creare l’inferno, con brani complicatissimi, tempi ancora più complicati, ma con una naturalezza pazzesca tale da farli sembrare quasi semplici.
F: uno dei dischi fondamenali è “Hot Rats” di Frank Zappa. Parte da un brano che adoro, che sa di allegria, apertura per poi passare ai suoni aspri e acidi di Willie The Pimp. Per me è manifestazione di libertà che raggiunge il suo climax con The Gumbo Variations.
Lo riconosco come album guida soprattutto per l’approccio che abbiamo noi con la musica e nel comporre. Come secondo disco direi “Trust Us” dei Motorpsycho. Non so dire se è il mio loro album preferito ma ogni brano, dal primo all’ultimo, è stupendo. Abbiamo preso molta ispirazione da questo disco. Come terzo e ultimo mi viene in mente “Dual Identity” di Rudresh Mahanthappa e Steve Lehman un disco free jazz che ha poco a che fare con noi ma è uno dei dischi che ho ascoltato di più nel periodo in cui abbiamo composto il nostro e credo mi abbia lasciato qualcosa.
M: Sicuramente Requiem dei verdena è il primo: mi piace troppo e nel relativo tour del 2007 andai con Luca e altri amici a vederli a Scordia (CT) ed è stato li che ho capito cosa volessi fare.
Il Secondo disco potrei dire “The death defying unicorn” dei Motorpsycho perché secondo me è un grandissimo esempio di come un intero disco possa essere come una lunga storia che parte dal primo brano e finisce con l’ultimo. Il terzo forse è “Cross” dei Justice. Non so il motivo esatto ma mi ispira sempre.
Cosa potete anticiparci di “Spuma”, il vostro album in uscita?
L: sarà un disco molto diverso dal precedente, pieno di strumenti che non avevamo mai usato, una batteria con un set particolare e soprattutto abbiamo arricchito di più gli arrangiamenti: per la prima volta non abbiamo fatto tutto noi.
F: c’è una novità rispetto al primo disco e cioè un quarto strumento che ai concerti diventa anche il quinto, il sesto… infatti saremo accompagnati da un polistrumentista. Nel disco ha suonato solo in tre brani ma ai concerti suonerà in quasi tutti.
M: In realtà si chiama spuma per la bibita!
E cos’è cambiato nell’approccio a questo disco rispetto alle vostre precedenti produzioni?
L: i brani sono molto più liberi dei precedenti, sono nati principalmente da session in sala e grazie all’aiuto di Marco Fasolo siamo riusciti a “ordinare” gli elementi fondamentali, riuscendo a creare la giusta sintesi tra improvvisazione e strutture.
F: Abbiamo dato massima priorità all’estemporaneità senza rendercene conto. Molti brani sono nati in saletta mentre magari uno di noi sistemava la strumentazione, l’altro dava il cenno di una nota o di un colpo di piatto e a ruota iniziavamo a suonare per poi dare una struttura definitiva a quelli che oggi sono le tracce del disco. La presenza di Marco Fasolo, in tal senso, è stata davvero preziosa.
M: Di sicuro è cambiato anche l’approccio che abbiamo avuto soprattutto nelle riprese. Il valore aggiunto di Marco è stato fondamentale e l’esperienza è stata davvero formativa.
In che modo Marco Fasolo ha saputo influenzarvi?
L: con Marco abbiamo capito quanto siano fondamentali anche i dettagli apparentemente insignificanti. E poi, lavorando con lui per qualche settimana, abbiamo veramente imparato tantissimo, d’altronde lui è un fuoriclasse su ogni aspetto.
F: è stato un maestro per noi, grazie a lui abbiamo imparato molto sulla cura dei suoni e soprattutto dei dettagli.
M: come ho detto prima l’approccio con cui abbiamo fatto le riprese. Proprio a livello di mood e di intenzione è davvero importante avere il giusto sentimento!
Ultima domanda: se foste un drink quale sareste? E perché?
L: ovviamente, la spuma! Scoprirete il perché ascoltando il disco!
M: Sicuramente sarei altro ma una birra ipa è quello che vorrei essere!
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