Fuori dal 22 settembre l’album di debutto della band lombarda I Sospesi, un disco complesso e dalla lunga gestazione dal titolo “Tentativi ed errori”. I Sospesi sono una band alternative rock che con i propri testi si oppone alla hustle culture, alla società perfomativa e alla stigmatizzazione dell’errore.
Con il loro primo album vogliono raccontare una generazione che vive la sua vita come un fallimento continuo. Di chi è esausto dei paragoni con gli altri, delle pressioni esterne ed interne. Della cultura performativa a cui siamo sottoposti quotidianamente. Lo accompagna un manifesto che propone una prospettiva ancora poco battuta: “Scegliere le emozioni e le esperienze per definire sé stessi invece di basarsi sulle performance. Perché una lista di obiettivi raggiunti dice di noi cosa abbiamo fatto ma niente di chi siamo davvero.”
E noi li abbiamo incontrati per l’occasione, ecco com’è andata.
Sospesi – intervista
Quali sono i tre dischi che a vostro parere sono stati fondamentali per la vostra formazione musicale? E perchè?
La fine dei vent’anni – Motta Perché sono finiti anche per noi
Alaska – FASK Perché li abbiamo seguiti durante quel tour per merito della loro attitudine
Solo un grande sasso – Verdena per la ricerca dei suoni e l’emotività
Cosa intendete con “hustle culture”?
Intendiamo quel tipo di mentalità, di cultura totalmente devota alla performance. Che ti spinge a fare di più, farlo meglio.
Quella cultura che ti mette in testa che sei sbagliato se non hai “successo” e che definisce il successo come uno standard, una linea che divide il farcela dal non farcela.
Standard che ovviamente rifiutiamo in favore di una concezione più soggettiva.
Il mio successo ed il tuo possono essere totalmente opposti e possiamo essere entrambi felici.
Com’è stato lavorare con Andrea Maglia e che rapporto storico avete con la musica dei Tre Allegri Ragazzi Morti ed altri che hanno a che fare con il suo lavoro?
E’ stato veramente bello. Andrea è quel tipo di produttore che sa come spremerti il meglio senza farti sentire inadeguato.
Ha capito cosa siamo, ha capito cosa volevamo fare e ci ha aiutato a farlo al meglio delle nostre possibilità. Ci ha mostrato una grande umiltà e un lato umano incredibile nonostante la sua esperienza.
Con i tre allegri abbiamo un rapporto da ascoltatori che finiscono spesso sotto palco.
Si può avere un progetto musicale anche senza essere amici? Com’è per voi?
Probabilmente sì, ma noi non ne siamo in grado.
Per noi l’aspetto umano e i sentimenti verso gli altri membri della band sono fondamentali.
Sono capitate serate in cui a qualcuno è successo qualcosa di grosso, arrivava in saletta e spendevamo tutto il tempo a parlarne invece che suonare. E non lo si vive come “un sacrificare la parte suonata” ma come una dinamica normale all’interno di un gruppo di amici, che è anche una band.
Ultima domanda: se foste un drink quale sareste, e perchè?
Sarebbe logico risponderti “uno sbagliato”. Ma in realtà quel drink ha poi fatto successo. Probabilmente saremmo una birra sottomarca.
Perché è la cosa più easy che trovi. Sia tu che lei avete un sacco di difetti ma nessuno fa pesare niente all’altro.
Leggi anche -> Ufficio Stampa: i musicisti sono come fiocchi di neve