Fuori dal 4 novembre “Metrò”, il nuovo singolo del duo NOLO. Un nuovo capitolo per il duo di Milano che prende il suo nome proprio da un quartiere della città meneghina. Un brano che fissa un istante, dedicato a chiunque si sia innamorato almeno una volta dopo uno sguardo incrociato in metropolitana.
E ne abbiamo parlato con loro!
Nolo intervista
Quali sono tre dischi che ritenete fondamentali per la vostra formazione musicale? E perché?
-Bon Iver (2011) dei Bon Iver
-Wilder Mind (2015) dei Mumford & Sons
-Anime Salve (1996) di Fabrizio de André
Era difficile scegliere solo tre dischi, probabilmente questi stessi potrebbero variare in base alle fasi della nostra vita. Sicuramente i tre scelti mettono insieme la profondità musicale (sotto forma delle scelte timbriche e di arrangiamento che evocano spazi di vita con sonorità avvolgenti) e la ricerca testuale. C’è voglia di dire qualcosa con un certo mondo interiore e di raccontare delle storie. Noi nel nostro piccolo abbiamo sempre cercato di andare in profondità nelle cose, sia raccontando le vicende grandi (i dubbi della vita, come la paura del futuro per la nostra generazione presente ne “Le vite degli altri”) che i momenti quotidiani più spontanei come facciamo in “Metrò”. Ovviamente il sound deve rispecchiare il messaggio del brano, cerchiamo sempre di porci molta attenzione.
Per i non milanesi, e ancora più in generale, per chi non ha la metropolitana nella propria città. Quali sensazioni vi hanno accompagnato nella vostra routine in metrò?
C’è stato un periodo in cui abbiamo utilizzato meno i mezzi pubblici e senza rendercene conto abbiamo perso un momento importante di socialità. Quando invece per motivi di lavoro ci siamo ritrovati a girare per la città in metropolitana abbiamo iniziato a vivere quelle situazioni di incontro e di viaggio condiviso che capitano a tutti i pendolari o agli abitanti delle zone urbane. Così è nata “Metrò”, dall’immaginario creato da uno sguardo con una persona incontrata casualmente. Ci si immagina nel giro di pochi istanti una vita condivisa, una casa in centro, un cane da portare a spasso. Forse a Milano ci perdiamo, nella fretta di arrivare all’appuntamento di lavoro o a scuola, questi momenti di osservazione, di condivisione e di conoscenza ma è sicuro che capitano. Quante volte vi siete innamorat* facendo un viaggio su un aereo, treno, pullman, Metrò? Tra l’altro possiamo confermare per esperienza che i viaggi sui mezzi pubblici riducono un po’ lo stress cittadino che si vive alternativamente quando ci si muove in auto, soprattutto nelle ore di punta. Il “viaggio” in automobile quotidiano ti cambia lo spirito, ti fa sentire migliore degli altri, spesso nervoso/a senza buone regole di convivenza. Ultima cosa: la mattina che è esplosa la guerra in Ucraina mi trovavo in metropolitana che andavo in Conservatorio per una lezione (sono Giulio!). Una delle prime notizie raccontava delle persone rifugiate a Kiev nelle fermate della metropolitana. Mi ha fatto un certo effetto pensare che stavamo vivendo uno stesso luogo ma con prospettive totalmente diverse.
Cos’è cambiato in questa serie di ultimi singoli, dalle vostre precedenti pubblicazioni? E cosa cambierà ancora?
Per la prima volta abbiamo sentito di poter fare tutte le cose come desideravamo senza compromessi o troppi pensieri. Tanto è dovuto al poter lavorare insieme a persone che capiscono e percepiscono il tuo desiderio artistico, la prima fra tutte è la nostra producer Matilde Ferrari aka Plastica. Con lei è stato davvero magico lavorare a questi brani.
Quello che vogliamo è continuare a crescere per esplorare sonorità e scelte musicali sempre più nuove, è un continuare a scoprirsi e studiare.
Perché è così difficile emergere dalla scena indipendente? Quali sono le cose da evitare assolutamente?
Penso che le cose che contino di più sono l’idea e il credere con tutto il cuore in quello che si sta facendo. Non è semplice trovare una propria identità ma bisogna insistere facendo sempre qualcosa in cui ci si rispecchi. Una delle fatiche che sentiamo di più è sicuramente quella del giudizio altrui, soprattutto delle persone del settore all’interno di concorsi o rassegne. Questo perché ogni volta che crei e condividi una tua canzone è un pezzo di vita che metti lì a disposizione di tutti e vorresti che le persone che lo incontrano si rispecchiassero in quella ricerca fatta con tanta cura. Si vive purtroppo una costante competizione alla ricerca delle opportunità che non è sana facendo arte.
Ultima domanda: se foste un drink, quale sareste e perché?
Sicuramente un Negroni. Prezzo abbordabile e sbronza garantita.
Cheers!