“È Polpa mia” è l’album di esordio di Pepp1, in uscita venerdì 21 ottobre per Hukapan Records, label di Elio e le Storie Tese.
Anticipato dai singoli LATTE FAI DA TE e CONCIMAMI, il “creepy rock” di Pepp1 torna con È Polpa mia, il primo album del cantautore palermitano trasferitosi a Milano per portare avanti il suo progetto, che racconta con inquietudine ed ironia storie di vita apparentemente comuni, abbellite da dettagli insoliti e stranianti.
È Polpa mia è un viaggio di tredici tracce tra storie e suoni che rendono omaggio alla creepiness raccontando vicende d’amore, tradimenti e passioni e rivelando desideri ed ossessioni che non si ascoltano tutti i giorni. Le sonorità del disco prendono ispirazione dal classic rock ed accompagnano un songwriting dal carattere provocatorio e ricco di immagini, similitudini e metafore.
Noi abbiamo di scambiare quattro chiacchiere con lui, a partire dai suoi 3 album preferiti.
Pepp1 intervista
Quali sono tre dischi che sono stati fondamentali per la tua formazione musicale? E per quale motivo?
Dovrei elencarne almeno dieci, ma i primi tre che mi vengono in mente sono:
Plastic Ono Band – John Lennon
Un disco che trasuda sincerità ed urgenza. È suonato istintivamente, senza fronzoli di alcun tipo e produzioni mastodontiche. La compresenza di brani profondamente riflessivi (“Look at Me”) e di sfoghi estremi (“Well Well Well”) mi ha sempre piacevolmente destabilizzato.
Stanley Road – Paul Weller
Chi apprezza il Britpop non può non conoscere la figura chiave del genere, il maestro dei maestri. Nel 1995 Paul Weller si riafferma prepotentemente come il punto di riferimento della scena britannica pubblicando un album sensazionale e ricco di classici. Riguardo frequentemente le sue performance dal vivo dal 1993 al 1997, lasciandomi ispirare dall’energia e dalla classe che soltanto un grande performer può portare in scena.
Studentessi – Elio e le Storie Tese
Ricordo perfettamente il giorno in cui questo disco uscì. Avevo undici anni e lo attendevo da mesi con trepidazi1 (pron. trepidaziuàn). Le prime note di “Plafone” mi catturarono istantaneamente, sancendo la nascita del mio amore per il progressive rock. Trovo che sia uno dei lavori migliori di EelST per costruzi1, arrangiamenti, testi ed intuizioni.
Ti capita mai di scrivere parole come “competiz1” o simili, anche in contesti dove dovresti scriverle in modo normale?
Provo a trattenere questo impulso nei messaggi formali, ma nel parlato pronuncio sempre “uàn” la desinenza “one”. Mi capita di farlo anche in presenza di sconosciuti.
Hai studiato in un ambiente jazz, ma le tue influenze musicali sono palesemente rock. Rolling Stones e The Who per citarne due. Le due cose possono andare d’accordo?
Penso che i due generi possano convivere in armonia, ma dipende sempre dal tipo di sintesi che un artista vuole realizzare. Mi vengono in mente i Soft Machine, forse i massimi esponenti della scena musicale di Canterbury: il loro stile risentiva della tradizi1 jazz per le armonie, le melodie tensive e l’improvvisazi1, ma era profondamente rock nell’attitudine. Al contrario Miles Davis con “Bitches Brew” ha portato alcuni elementi rock nel suo sound non abbandonando mai l’improvvisazi1 come centro della sua estetica.
C’è qualcuno dell’etichetta Hukapan con cui vai particolarmente d’accordo o con cui ti piacerebbe collaborare?
Apprezzo tutti gli artisti dell’etichetta. Ho avuto modo di ascoltarli dal vivo il 16 luglio, giorno in cui abbiamo aperto il concerto degli Elio e le Storie Tese con dei set pomeridiani in un open stage Hukapan. Ho già avuto il piacere di far incidere a Fabio Celenza dei cori ed una pillola di saggezza nel brano “Bau Cagnol1” (presente nel mio disco “È Polpa Mia”).
Ultima domanda: se fossi un drink quale saresti e perchè
Bevo pochissimo. Prediligo drink fruttati, dolci e poco alcolici. Sogno un drink al gusto di Big Bubble. Al momento potrei essere un Virgin Caipiroska alla fragola.
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