Fuori da venerdì 6 gennaio 2023 (in distribuzione Artist First) il nuovo EP di Colombo, alterego di Alberto Travanini. Where Children Strove è un disco dedicato alle poesie di Emily Dickinson, dove ognuno dei quattro brani si riferisce a una poesia diversa con temi diversi: c’è Wild Nights e l’amore passionale, erotico; That I did always love e l’amore come bisogno vitale, irrinunciabile; If you were coming in the fall con la gioia e l’angoscia dell’attesa; Because I could not stop for death e il significato della nostra mortalità. Temi assolutamente universali che in un’epoca nuova possono portare ad altre interpretazioni, altri punti di vista. Musicalmente ogni traccia è liberamente ispirata alle melodie di Dvořák (Sinfonia “Dal nuovo mondo”), Chopin (Notturno op.9 n.2), Tchaikovsky (Concerto per pianoforte e orchestra) e Ravel (Concerto in sol).
E di questo pop neoclassico abbiamo voluto parlare direttamente con lui.
Ecco com’è andata!
Colombo intervista
Quali sono tre dischi che ritieni fondamentali per la tua formazione musicale? E perchè?
Vado in ordine di scoperta: “Viva la vida or Death and All His Friends” dei Coldplay perché sono stati la mia adolescenza, e sono convinto che ciò che ascolti, o leggi, a 14 anni lasci un segno particolare; “Grace” di Jeff Buckley, che è stato la mia più grande folgorazione musicale; “Overgrown” di James Blake perché mi ha aperto una strada sulla sperimentazione tra pianoforte, voce ed elettronica.
Come mai hai deciso di dare questa svolta al tuo progetto musicale concentrandoti sul personaggio di Emily Dickinson?
Qualche tempo fa mi regalarono un libro di poesie di Emily Dickinson e leggendole pensai subito che fossero molto musicali e perfette per scriverci delle canzoni, è stata un’intuizione. Inoltre Dickinson fu un personaggio molto interessante per la sua epoca: non le fu concesso di fare la scrittrice di professione, in quanto donna, eppure lei non smise mai di scrivere nella sua stanza e tutte le sue opere furono pubblicate postume.
Il fatto di aver studiato musica classica ha cambiato il tuo approccio con alla composizione più “pop” di Colombo?
Dipende: ho gusti musicali vari, mi piace scrivere cose anche molto pop come costruzione, soprattutto in italiano. Però in questo progetto l’intento era proprio quello di far uscire la combinazione tra la mia formazione classica e la vena pop-contemporanea per trovare una direzione che mi rappresentasse al 100%.
E nella scena italiana contemporanea, cosa ti ha colpito di più ultimamente? Qualche nome underground che dovremmo assolutamente segnarci?
Ci sono diverse cose interessanti, gli artisti che mi hanno colpito di più nell’ultimo periodo sono Ulisse Schiavo, Marta Del Grandi e Vieri Cervelli Montel; tra l’altro li ho sentiti tutti dal vivo recentemente e sono stati concerti molto belli.
Ultima domanda: se fossi un drink quale saresti, e perché?
Sicuramente un Moscow Mule, prima di tutto perché è il mio drink di riferimento da tempo. Tra l’altro si dice che nacque per caso in un locale di Hollywood dove avevano il magazzino pieno di vodka e ginger beer: questo elemento di combinazione di elementi casuali mi piace molto e forse mi rappresenta.
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