E’ uscito venerdì 9 dicembre 2022 “Le mie cose”, il nuovo singolo di Manlio Maresca, fuori su tutte le piattaforme digitali. Un nuovo capitolo e primo assaggio di un disco in uscita per Record Y per il refrattario ed eclettico chitarrista classe 1977, oggi di stanza a Berlino. Maresca ha fatto dell’estetica del rumore e la poetica dell’errore due componenti fondamentali della sua musica, dando vita a varie esperienze sonore internazionali tra cui quella dei Neo e degli Andymusic.
Noi lo abbiamo intervistato, partendo come sempre dai suoi cinque dischi preferiti.
Manlio Maresca intervista
Quali sono tre dischi che a tuo parere sono stati fondamentali per la tua formazione musicale? E come mai?
“Histoire du soldat” (I.Stravinsky), uno dei primi dischi che mi hanno insegnato l’importanza inderogabile degli intrecci delle voci e dei timbri.
“Contort yourself” (J. Chance), fondamentale per comprendere quanto il non saper fare una cosa in termini tradizionali costituisca un valore aggiunto, anziché manierismo.
Non posso non citare “Sailing in the seas of cheese ” (Primus), album che mi ha trasmesso tutto.
Siamo nuovi di qui. Quali sono i luoghi di Berlino che reputi più interessanti per la scena musicale contemporanea?
La cosa bella di questa città è che non trovi realtà musicali solo nei festival,nei teatri o auditorium, ma può capitare di vedere cose stupefacenti anche nei bar…ma per par condicio non farò nomi.
Quanto c’è del Manlio Maresca “chitarrista” nei tuoi ultimi lavori solisti e in particolare in “Le mie cose”?
Veramente poco, per scelta.
Volevo che i miei studi con strumenti provenienti da altre culture come la musica elettronica, anche da discoteca, prendessero il sopravvento.
Se così non fosse stato, la chitarra sarebbe risaltata di più, dato che la suono da circa 33anni.
Cosa puoi anticiparci del tuo nuovo album in uscita?
Sarà un disco epilettico, che manderà in corto il quadro sinaptico di colui che lo ascolterà prima di addormentarsi
Ultima domanda: se fossi un drink quale saresti, e perché?
Sicuramente sarei un Bacardi corretto con la pepsi, qualcosa di orribilmente disgustoso che collega l’animo punk sempre presente in me con quella nuova prospettiva che allinea l’ imperfezione alla meraviglia per la disperazione dei “tempi moderni”.
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