It Will Be Nice è il nuovo singolo di Black And Blue Radio, il progetto musicale del doppiatore e musicista Davide Albano. It Will Be Nice parla di solitudine come scelta. Come qualcosa che non deve far paura ma da cui si può imparare e che può dare un senso di libertà che è difficile trovare altrimenti. Star soli non vuol dire non essere in grado di amare.
Lo abbiamo intervistato, come sempre partendo dai suoi tre dischi fondamentali.
Black And Blue Radio intervista
Quali sono tre dischi che a tuo parere sono stati fondamentali per la tua formazione musicale?
I tre dischi fondamentali. Queste domande sono odiose perché ti costringono a scegliere dei nomi e un attimo dopo pensi a cosa hai lasciato fuori.
In questo momento ti dico:
Oasis – What’s The Story (Morning Glory).
Ho deciso di suonare la chitarra dopo aver sentito una versione acustica di “Cast No Shadow”. Credo di aver avuto una sorta di visone. Ho pensato: io voglio fare questo. Non c’è altro che vorrei nella vita. Ed è così ancora oggi.
‘Cast No Shadow’ è stata la primissima canzone che suonai dal vivo, la mia prima esibizione di sempre. Torino, serata dedicata agli artisti emergenti, soprattutto comici e attori/cabarettisti. Ad una certo punto della serata arrivo io con una Eko nemmeno amplificata, terrorizzato, davanti ad una sparuta platea di persone non esattamente in target con il genere…un disastro. Sentivo i pensieri delle persone che imploravano perché finissi e finisse quello strazio. Avevo circa 20 anni. Finita la ‘performance’ il presentatore mi ha disannunciato facendo una battuta orribile che ho sentito ma di cui non mi fregava niente: avevo fatto il rockandroll. E mentre torno a casa, Radio Capital, era circa mezzanotte e mezza, passa la versione originale. Ho pensato fosse un segno.
Per questo ti dico questo album.
Dave Matthews Band – Crash
Uno dei miei album preferiti della band ma non il preferito. L’importanza di questo disco va ricercata nel fatto che non ho mai preso lezioni di chitarra.
Per una serie di vicissitudini (tra cui soprattutto il non avere i soldi per pagarsi un insegnante dato che lavoravo per pagarmi l’università, i corsi di teatro e i primi pendolarismi oltre che affitto ecc) ho iniziato a suonare questo album pezzo dopo pezzetto dopo pezzetto, pezzo dopo pezzo. Con estrema difficoltà perché le canzoni non sono per niente facili.
Quello che ho imparato della chitarra lo devo a queste canzoni.
I vari riff, accordi ‘strani’…accompagnati da una ritmica insolita (per uno che non ha mai imparato a leggere uno spartito) sono diventati la mia ossessione quotidiana.
Passavo intere giornate a suonare le stesse parti, la stessa canzone, ripetere ritornelli all’infinito.
Questo disco mi ha dato tanto anche nell’imparare l’inglese.
E mi ha dato una visione dell’amore che prima non avevo. Inoltre la cupezza e l’inquietudine di Dave Matthews hanno sempre stracciato il mio cuore a metà.
L’ho anche incontrato prima di un suo concerto a Torino.
Una magia.
Ryan Adams – Gold.
“Love is Hell” è l’album che più mi ha fatto mancare il respiro.La sua versione di ‘Wonderwall’ straordinaria.
Ma questo album mi ha fatto pensare: questo suono, questo modo, queste canzoni…ecco.
Triste ma rock, acustico e forte allo stesso tempo. L’America, il rock, il country. Ecco. Questa roba qui. Andai a Parigi a vedere un suo concerto nel 2012: un’emozione straordinaria. Chitarra, voce, armonica, e piano.
Non serve altro.
Ed è quello che provo a mettere nella mia musica. Almeno, una parte di tutte queste cose.
Torino, Milano, Roma, New York… ci sono diverse città che hanno fatto parte del tuo percorso personale. Spesso chiediamo agli artisti come nascono i loro pezzi, ma oggi vogliamo chiederti anche dove. Com’è andata nel caso di “It will be nice”?
Il fatto di non stare fisso in un posto ti permette di conoscere, vedere, parlare, respirare idee e mondi diversi.
E incanalare il tutto in maniera personale, con il proprio punto di vista, è la magia della musica.
‘It will be nice’ è nata a Roma. Il brano è una dichiarazione d’amore vera e propria che rivendica la necessità di rimanere soli. Con sé stessi e insieme.
Sono molto solitario, non ho mai amato feste o eventi troppo mondani. A volte per necessità mi sono dovuto forzare, ma non fa per me.
La solitudine è una necessità, per me. Mi permette di fare il punto delle situazione, rifiatare, rimettermi in sesto ed essere un amico o un compagno migliore.
Il fatto di dover per forza rimanere sempre connessi (in digitale o nella realtà) è una costrizione che non riesco ad accettare. Ed è difficile far comprendere questa cosa e far accettare alle persone quest’esigenza, perché spesso viene confusa con menefreghismo o poca serietà e impegno nella relazione (ogni tipo di relazione).
Ma questo spazio per me è vitale. Anche perché è lo spazio dove nasce la mia musica, dove nascono le idee per i vari progetti.
La canzone è un rendere partecipe l’altro di questa personale visione del mondo che non riguarda solo me, ma anche l’altra persona perché prendersi del tempo e avere chiari i propri obiettivi rende entrambi più forti. E felici.
E Roma è stata lo sfondo di questa vera e propria dichiarazione d’amore.
C’è qualcosa dell’essere un cantautore solista, di cui proprio non ti piace occuparti? Magari dei social?
Si, il lato dei social per me è il male.
Fosse per me il telefono lo lancerei da un aereo all’interno di un vulcano. Penso di averti risposto.
Faccio davvero tanta tanta fatica a mettere in mostra parti di me via social. Le canzoni sono un faro molto luminoso sul mio mio vissuto personale ma, come si dice “della musica non frega niente a nessuno” per cui il pubblicare cose diventa fondamentale, raccontare ‘altro’ quasi una necessità.
Io non ho un pubblico social, non ho persone a cui comunicare cosa mangio, quando dormo o cosa vedo in tv. Purtroppo invece è parte importante del pacchetto.
E questo porta continue ‘discussioni’ con chi si occupa (o ci prova) dei miei account. E mi dispiace tantissimo perché li faccio impazzire. Mi odiano, lo so. Mi chiedono contenuti e io non ne produco. Riposto canzoni, foto del cane, cose inutili.
Ed ovviamente questo non va bene. Anche perché i locali guardano i social per decidere chi far suonare e quando. La nuova versione di “quanta gente porti?”, insomma. Ovviamente questo vale per chi è sconosciuto come il sottoscritto.
Non ho mai pubblicato foto della mia famiglia, di fidanzate o affetti personali. Non mi va. La stessa cosa vale per il lavoro da doppiatore. Il bello del doppiaggio è essere una voce senza volto. Sennò dov’è la magia?.
Dovrò farci pace con questa cosa, ma no, non lo farò.
Parlerà la musica e mi auguro possa bastare.
E chi altri fa parte del progetto “Black and Blue Radio”, oggi?
Black And Blue Radio è una sorta di armatura che indosso ogni volta che salgo su un palco. Ma è anche una sorta di casa aperta agli amici, ai musicisti e a chiunque abbia una connessione con la mia musica e voglia dare il suo contributo. Non è una band. Ma è anche una band. Sono amici che entrano ed escono e con i quali ci divertiamo insieme.
Mi piace l’idea che un chitarrista metal faccia parte del progetto perché porta una parte che io no ho. O un tastierista che guarda all’elettronica si unisca per dare il suo contributo.
Penso che avvalersi dell’aiuto di persone talentuose, anche se diverse (musicalmente parlando) possa essere un arricchimento straordinario per progetto e e per la musica. Un gruppo vero e proprio sarebbe composto sempre dalle stesse persone e alla lunga la stanchezza potrebbe farsi sentire. Così invece è sempre possibile avere a che fare con musicisti differenti sia nei live che in sala. E questo permette un continuo sviluppo delle sonorità, dell’approccio live e anche della mia crescita come cantautore. La porta è sempre aperta.
Ultima domanda: se fossi un drink quale saresti, e perchè?
Se fossi un drink?
Gin&Tonic. ‘Cause I’m feeling supersonic.
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