Fuori da venerdì 26 maggio 2023 il nuovo singolo di NiCOLA MAROTTA dal titolo “Wembley”. Già autore per artisti come Francesco Renga, Marco Masini e Noemi, Marotta inaugura il suo progetto solista nel 2022. “Wembley” è il secondo singolo pubblicato quest’anno, un brano indie-pop sinestestico e dal sound esplosivo, perfetto per accompagnarvi verso l’inizio dell’estate.
Nicola Marotta intervista
“Se dentro quella persona ci vedi un concerto, probabilmente è la persona giusta”. A questo punto non possiamo fare a meno di farci un po’ di fatti tuoi: hai voglia di raccontarci una persona per te speciale attraverso un concerto?
In generale mi piace identificare le persone con le canzoni, ognuno di noi è a suo modo una soundtrack della propria vita, ma sono particolarmente attratto da chi sa essere un live da stadio. Pieno di colori, col suono che ti arriva allo stomaco, che ti fa venire voglia di cantare a squarciagola, di perdere la voce e di emozionarti, anche se conosci tutte le canzoni a memoria. La parola chiave è intensità.
E ce n’è una in particolare, di persona, che dal giorno zero mi ha portato a Wembley senza esserci mai stato fisicamente e infatti ha ispirato il singolo (e anche un po’ la vita).
Tra le tue ispirazioni ci sono film e serie. A quali ti sei ispirato per “Wembley”?
“Wembley” è più il film mentale che mi sono fatto mentre conoscevo la persona della risposta precedente, per cui più che un film esistito, è uno che esiste tramite la canzone, se si può dire così.
Se, invece, dovessi farne un film più o meno realistico, sarebbe un mix inusuale tra lo stile di racconto di “Eternal sunshine of a spotless mind”, la storia di “Tutto può cambiare” (coincidenza che in entrambi ci sia Mark Ruffalo, tra i miei attori preferiti) e l’energia di “Kill Bill”.
Cosa è più difficile: scrivere pezzi per altri o per se stessi? Perché?
Non credo ci sia una risposta univoca, però partiamo da un assunto: scrivere in un ambiente stimolante è sempre cosa bella e gradita e, volendo, semplice.
Scrivere per altri diventa complesso quando non conosci bene quell’artista, quando non si entra in empatia con la sua comunicazione, quando l’artista o il suo team sono confusi sul da farsi. Ecco in quel caso è come tirare una freccia al buio.
Ora sto sperimentando di più il divertimento di scrivere per me. Ovviamente ho le idee più chiare, ma so che probabilmente la cosa più difficile sarà quando avrò fatto un po’ di cose che mi rappresentano e magari dovrò cercare di non ripetermi.
La morale, in entrambi i casi, è che scrivere di per sé, è facile, la sola difficoltà la dà sempre tutto l’intorno che circonda il rapporto tra l’artista e la canzone.
Quali sono tre dischi che sono stati fondamentali per la tua formazione musicale e perchè?
Ce ne sono troppi più di tre, purtroppo o per fortuna!
Se proprio devo scegliere tre dischi cruciali:
-“Dizzy up the girl” dei Goo Goo Dolls, che era il mio esempio per la band che avrei voluto costituire, come avrei voluto le mie canzoni e come avrei voluto performarle dal vivo. Tutto questo, a 19 anni, appena decisi che la chitarra sarebbe stato il mio strumento, ma senza aver scritto neanche una canzone e soprattutto senza avere una band.
-“Dreaming out loud” dei One Republic è stato il mio riferimento sul match ideale tra i miei gusti personali e il tipo di musica che avrei voluto fare.
Prima di allora scrivevo, si, ma non mi piaceva tanto quello che facevo, nonostante i produttori che lavoravano con me continuassero a dire che funzionava. Dopo una delusione artistica da parte di uno di questi ultimi, azzerai tutto quello che avevo fatto e ricominciai a scrivere in base a cosa realmente mi piacesse.
-“Mylo Xyloto” dei Coldplay è tra i miei masterpiece d’ascolto. Nel periodo in cui ho lavorato da autore, mi ero imprigionato nello scrivere (e quindi pensare) in un certo modo. Troppo impacchettato, troppo schematico, troppo rigido. Il riascolto di questo disco mi ha ricordato uno dei motivi per cui si fa musica: essere creativamente, e non solo, liberi.
Ultima domanda: se fossi un drink, quale saresti e perchè?
Long Island. A primo impatto non visivamente accattivante come altri, tipo Negroni o Spritz, diventa piacevole un sorso alla volta. Quando pensi sia “innocuo”, ti è salito alla testa.
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