Altera Nexa: “Non potevamo chiedere di meglio per incidere No Borders”

Altera Nexa fa il suo debutto assoluto venerdì 30 giugno con l’album No Borders. Per questo primo lavoro Niero e Dalla Gasperina traggono la loro ispirazione dal rock più sperimentale ibridato con influenze provenienti dal Jazz/Fusion.

Incuriositi, abbiamo scambiato quattro chiacchiere con loro e sul disco pubblicato il 30 giugno.

altera nexa

Altera Nexa intervista

Quali sono tre dischi che a vostro parere sono stati fondamentali per la vostra formazione musicale? E per quale motivo?

Arbeit Macht Frei (Area): una pietra miliare del prog italiano, fondamentale per la mescolanza di jazz e rock, la proficienza tecnica al servizio di brani dal carattere pop, e sopratutto per l’impegno politico.
Abbey Road (The Beatles): punto di riferimento assoluto per chiunque faccia musica dal 1969 in poi. Non si può prescindere dai Beatles, che hanno fatto scuola sotto tutti i punti di vista: composizione, arrangiamento, performance, tecniche di registrazione.
Kind of blue (Miles Davis): il disco con il quale ci siamo approcciati al jazz, e non a caso: è stato senza dubbio il passepartout verso il mondo del jazz, per la semplicità melodica e armonica dei brani, per l’utilizzo del modale, per le diverse anime improvvisative dei fiati. Un disco che ha influenzato grandemente anche i musicisti rock.

Come avete capito che era arrivato il momento giusto per far uscire “No Borders”, il vostro nuovo album? A che periodo risalgono i pezzi che vi sono contenuti?

Abbiamo cominciato a lavorare ai brani, di cui avevamo già delle bozze ma che poi abbiamo concluso e arrangiato insieme, a settembre 2019, cominciando poi a provarli con la band nell’estate 2020 e registrandoli a settembre 2021. Riteniamo che la musica appartenga ad un orizzonte live, che vada suonata, e che vada suonata insieme: No Borders rispecchia questa convinzione, questa necessità di riportare sui palchi le band. Nonostante il momento non sia probabilmente propizio per una progetto così numeroso, la nostra scelta artistica è stata comunque quella di muoverci in questa direzione.

Come vi siete trovati allo Studio 2 di Cristopher Bacco? In che modo ha saputo influenzarvi e che cosa avete in comune?

Con Cristopher e lo staff di Studio 2 condividiamo sicuramente la passio ne per il progressive e in generale per il rock degli anni ’70: ne è una chiara dimostrazione l’equipment dello studio, un ibrido tra vintage e hi-fi, che abbiamo trovato perfettamente congeniale per le nostre esigenze. Cristopher è un professionista mosso da una grande passione per la musica, oltre che un amico: non potevamo chiedere di meglio per incidere No Borders.

Come nasce la vostra collaborazione con New Interplanetary Melodies? E qual è il ruolo oggi di un’etichetta discografica?

 

Una volta terminato No Borders abbiamo pensato a quali realtà avrebbero potuto fare al caso nostro, e ci è venuta in mente New Interplanetary Me lodies, che in passato ha collaborato con artisti vicini alla nostra sensibili tà artistica: Simona si è dimostrata subito estremamente interessata, e il suo grande slancio (con il quale ha poi coinvolto anche Luca Fani di Imaginaria records) ci ha convinto a far nascere questa collaborazione, di cui siamo molto felici. Simona e Luca ci stanno dando una grossa mano sotto tutti i punti di vista, visto e considerato che No Borders, oltre ad essere un lavoro se vogliamo controcorrente (vedi sopra), è anche un disco d’esordio.

Se foste un drink, quale sareste e perchè?

Sicuramente il Negroni sbagliato: cocktail molto in voga in questi anni, ma con una variazione sul tema (il prosecco al posto del gin). Giusto per non conformarsi troppo.

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