“Solo un’idea” è il nuovo singolo di Maria Faiola. Un racconto di attrazione a colpi di cassa dritta, dove Maria stessa fantastica e immagina ciò che potrebbe succedere con un uomo con il quale c’è una forte attrazione reciproca. Basato su un fitto racconto di sensazioni che si susseguono in questi 2 minuti e 22. La parte R&B più sofisticata, ma anche più disco, emerge e accompagna la fluida e intensa voce di Maria.
Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con lei, che è stata così gentile da concederci tantissimo tempo. Ecco com’è andata!
Maria Faiola
Quali sono tre dischi che sono stati fondamentali per la tua formazione musicale, e per quale motivo?
Oddio, e come faccio a sceglierne solo tre! È veramente difficile, quindi proverò a dividerli tra infanzia, adolescenza e età adulta.
La scelta è dura, ma probabilmente “Viva Chile!” degli Inti-Illimani ha avuto un impatto molto più forte rispetto ad altre cose: è grazie a questo disco se so suonare tutti gli strumenti che suono, e da piccola mi ha così affascinato l’incastro di strumenti, voci e ritmiche, che crescendo mi sono resa conto che porto dentro l’esperienza di ascolto di questo disco.
Poi mi sento di citare, tra tutti gli anni e gli ascolti più disparati della mia adolescenza, “This is War” dei 30 Seconds to Mars. E’ stato il primo vinile che ho mai avuto, regalato ad un compleanno da mie due compagne di classe, ed è stato il primo disco del quale ho detto “ok, qui dietro c’è un’idea” e questa cosa per una Maria di 16 anni, completamente persa e arrabbiata con il mondo, era potentissima, e per me all’epoca era un ascolto completamente diverso da tutto ciò che c’era in casa mia.
Il terzo forse
E’ il più difficile, perché in età adulta ho scoperto e ascoltato così tanti dischi che non saprei dirti quale è effettivamente stato il più fondamentale per la mia formazione musicale.
Credo che “Persona” di Marracash sia uno di quei dischi che mi ha più “preso a pugni” quando l’ho ascoltato. A differenza di molti miei coetanei, ho avuto un approccio tardivo al rap e all’hip-hop, e quindi forse, anche più cinico.
Erano anni che avevo iniziato ad avvicinarmi al rap, più come un esercizio di ascolto e di scrittura, sempre mantenendo un muro invisibile tra me e il genere, come se non fosse realmente poi roba per me.
“Persona” mi ha veramente messo ko: ricordo che ero seduta sulla sedia in cucina, alle 4 di notte, in pigiama e con una insonnia terribile, totalmente spiazzata da tutto l’album. Come nei migliori incontri di pugilato, mi ha preso alla sprovvista e mi ha dato un bel gancio, ed ha vinto lui.
Menzione ad honorem per “Fine Line” di Harry Styles (che andrebbe menzionato in realtà anche in piena adolescenza insieme ai suoi colleghi rimanenti degli One Direction, del quale sono stata e sarò probabilmente sempre, una sfegatata fan)
Fine Line è stato un disco di accompagno per tutto il momento di scrittura e produzione del mio primo EP: è uscito nel 2019, ed è stato la colonna sonora di tutto il primo lockdown, dei viaggi verso lo studio mentre andavo a registrare e di tutta la fase di uscita.
Ci racconti di cosa parla il tuo ultimo singolo “Solo un’idea”, e se è in qualche modo tematicamente collegato ai tuoi lavori precedenti?
“Solo un’idea” è quel turbinio di cose e sensazioni che provi quando stai conoscendo qualcuno. Non lo conosci così bene, ma provi una attrazione così forte che è quasi difficile parlarne. E’ difficile parlarne perché dovresti ammettere a te stessa che per una volta, la tua ragione non sta al passo con le tue emozioni.
Probabilmente non hai il controllo di cioè che stai vivendo.
Quindi anche questo dialogo continuo di chi canta, che palesemente cerca di rilegare questa persona all’essere “solo un’idea” quando non lo è, è un po’ una situazione che abbiamo vissuto tutti.
Tematicamente si parla sempre di relazioni, di come posso essere declinate e di come posso essere viste, ma alla fine tutte vengono vissute in un modo solamente: a pieno. È stata per me una epifania, capire che forse non posso e non devo controllare le mie emozioni, e che forse provare tutto di pancia non mi fa così male (e non crolla il mondo se mi lascio trasportare da ciò che provo, nel bene e nel male)
Come hai vissuto invece la tua esperienza ad X-Factor? È un programma che segui tutt’ora? Lo rifaresti?
La mia esperienza ad X-Factor è stata il calcio che mi serviva per far capire a me stessa che per me la musica non poteva essere solo un hobby o qualcosa che facevo marginalmente. Mi ha fatto capire che è una parte fondamentale quanto contraddittoria della mia vita, ma senza la quale sarei incompleta.
Negli anni ho seguito qualche stagione, ma banalmente iniziando a suonare o a lavorare, è stato più difficile seguirlo in diretta. Magari rivedevo qualche replica o spezzone sui social.
Se lo rifarei? Beh, mi piacerebbe, anche perché ad oggi ho molta più esperienza e sono forse più a fuoco rispetto alle cose che voglio e so fare. Sarebbe riprovarci e chissà, magari anche arrivare in finale!
Ultima domanda: se fossi un drink, quale saresti, e perchè?
Forse un Campari Spritz: conviviale, allegro, simpatico, ma che se è abbastanza carico può metterti ko.
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