Fuori dal 29 settembre il nuovo singolo della cantautrice campana Veronica. Il brano, scritto interamente dalla cantautrice, alterna la lingua italiana al dialetto napoletano, unendo suoni classici a sound sperimentali. La produzione musicale è stata affidata a Stefano Bruno, che ha donato al brano delle sfumature pop-elettroniche, in grado di sposarsi con la tradizione partenopea.
“Santa Chiara”, oltre ad essere un luogo simbolo per le origini di Veronica, racconta il legame inossidabile tra chi parte e chi resta, che può essere recepito dall’ascoltatore in diversi modi, a seconda del proprio animo e delle proprie emozioni.
Partendo come sempre dai suoi tre dischi preferiti, abbiamo scambiato quattro chiacchiere con lei.
Veronica intervista
Quali possono essere tre dischi che a tuo parere sono fondamentali per la tua formazione musicale? E per quale motivo?
“Pure Heroine” di Lorde, “History” di Michael Jackson e “Speak for Yourself” di Imogen Heap sono i dischi che più ho consumato nel corso della mia adolescenza e che mi hanno formata musicalmente. “Speak for Yourself” è un esperimento all’avanguardia, proposto da Imogen, che mi ha introdotto al mondo della musica elettronica, genere che, tutt’ora, influenza i miei brani.
“History” di Michael Jackson (che è, anche, il mio cantante preferito), invece, è un manifesto che l’artista stesso ci ha donato, facendo sì che le persone comprendessero quanto sia importante dare voce a tematiche a cui, in musica, non viene dato il giusto peso. N
Non solo “History” contiene brani come “They don’t care about us”, che se passasse adesso in radio continuerebbe ad essere una hit, così come tutti i brani di Michael.
“Pure Heroine” è un album dal quale, tutt’ora, traggo ispirazione per i miei progetti. Lorde è una visionaria, sempre anni luce più avanti rispetto alle tendenze, ed è una di quelle poche artiste che, quando pubblica un album, non delude mai. Ho deciso di omettere Taylor Swift da questa risposta, perché avrei dovuto scrivervi un saggio di 200 pagine, nel quale vi avrei esposto quanto la sua intera discografia influenzi qualsiasi mia sessione di scrittura.
Quanto c’è di te e della tua storia dentro il tuo singolo “Santa Chiara”? Riesci a scrivere anche di cose che non ti riguardano?
Il mio progetto musicale è nato per dare voce a tematiche sociali che, come dicevo in precedenza, non trovano il giusto spazio nel mondo della musica attuale. Quindi, spesso e volentieri, mi ritrovo a scrivere di cose che non mi riguardano in prima persona. “Santa Chiara”, invece, fa parte di un progetto che dà voce a Veronica, al mio vissuto e alle mie origini. Mia madre andava a scuola al Chiostro di Santa Chiara, a Napoli, ed è un luogo che mi ha da sempre affascinata.
Quando ho vissuto per un breve periodo lontana da casa, mi ritornava spesso alla mente il Chiostro, ma più in generale a Napoli e alle sue meraviglie.
Nei momenti di sconforto, da brava napoletana che lascia casa, ho pensato che, pur di rivedere i miei cari e la mia terra, sarei stata disposta a ritornare “a pere (a piedi) fino a Santa Chiara”, citando proprio uno dei versi più significativi del brano in questione. “Santa Chiara”, quindi, non descrive solo un luogo, ma le radici che mi legano a Napoli e alla mia famiglia.
E quanto i luoghi che vivi ti influenzano nei tuoi pezzi? E quali luoghi in particolare? In altre parole: esisterebbe Veronica anche al di fuori del territorio partenopeo?
I luoghi che vivo e visito influenzano molto i miei brani, così come le esperienze che sperimento durante i viaggi. Una delle mie più grandi passioni, infatti, è viaggiare, anche se l’aereo è il mio peggior nemico. Veronica esiste in ogni luogo da me visitato, che sia vicino o lontano da casa!
Qual è il problema della scena musicale italiana, oggi?
Bella domanda! Credo che il problema di fondo risieda proprio nella scelta, da parte della maggior parte di tutti i componenti dell’industria musicale, di dare spazio infinito e, allo stesso tempo, non equo a tutti. La musica non deve essere di pochi, né fatta da pochi; sono consapevole che non può essere dato un peso equo a chiunque crei musica. Non posso svegliarmi la mattina e trovare in classifica persone che, fino a poco tempo prima, facevano un altro mestiere e che, con un po’ di numeri, raggiungono classifiche importanti. Purtroppo, la musica attuale ruota attorno al denaro, che porta a sfornare continuamente singoli e a promuovere artisti la cui attività avrà una durata massima di cinque minuti.
Ultima domanda: se fossi un drink, quale saresti, e perché?
Credo che sarei uno Spritz. Perché è un drink senza pretese, buono ed è sempre la prima scelta quando non sai cosa prendere durante un aperitivo.
Leggi anche –> Blink-182, fuori il nuovo singolo “One More Time” che anticipa l’album