TRE STAGIONI. LA VITA SOGNATA, LA VITA VERA è il debut EP de I Temporali. Nuovo progetto alt-folk di Filippo Ghiglione. Un ritorno alle radici dopo anni passati con il moniker f o l l o w t h e r i v e r e un grande cambiamento per il cantautore ligure, con testi per la prima volta in italiano, senza dimenticare le atmosfere musicali già precedentemente esplorate.
Abbiamo iniziato col chiedergli quali fossero i suoi 3 dischi preferiti, e tutto è venuto poi di conseguenza, ecco com’è andata!
I Temporali intervista
Quali sono tre dischi che a tuo parere sono stati fondamentali per la tua formazione musicale? E per quale motivo?
Ciao “Brainstorming”! Partiamo subito con un bel domandone!
Allora, facendo un mix di significati, periodi di vita e motivazioni disparate vi direi questi:
REMASTERS dei Led Zeppelin, perché l’ho ascoltato per la prima volta a quattordici anni e mi ha fatto venire voglia di iniziare a suonare la chitarra e scoprire un mondo musicale di cui non avevo idea
FOR EMMA, FOREVER AGO dei Bon Iver di Justin Vernon, perché mi ha fatto innamorare della musica e del concetto dietro a questo progetto, oltre di quel sound legato all’alt-folk nordamericano che ha cambiato completamente il mio modo di scrivere e cantare
UNA SOMMA DI PICCOLE COSE di Niccolò Fabi, perché per me ha sancito l’unione perfetta del mondo alt-folk con una scrittura in italiano delicata, profonda, matura e consapevole di Fabi, che già avevo imparato ad amare anni prima
Ci racconti la genesi di questo tuo nuovo progetto musicale? Com’è nato tutto, e perché hai sentito il bisogno di passare all’italiano? Che cosa ti mancava con il tuo precedente progetto “followtheriver”?
Quello che mi mancava rispetto a f o l l o w t h e r i v e r forse è un po’ il tornare a casa. La nascita di questo nuovo disco e questo progetto sono fortemente collegate insieme, entrambi nascono nel periodo compreso tra la primavera e l’autunno del 2021, quando una vera e propria tempesta, un temporale di cui non mi sono accorto, ha sconvolto tutto e mi ha portato a costruirmi una stanza dove restare e seminare queste canzoni per poi muovermi altrove. In quel momento, dopo anni di paura legati al tornare a scrivere in italiano, è come se qualcosa si fosse sbloccato, e in maniera molto naturale e sincera le parole sono tornate a fluire libere.
Credi che in Italia folk e scena indipendente possano andare d’accordo? Quali sono i contesti migliori che potrebbero accogliere la tua musica?
Penso che siano assolutamente due cose che parlano la stessa lingua, la scena indipendente che per sua natura accoglie magari progetti più particolari o comunque originali si sposa molto bene con l’attitudine folk/acustica. Personalmente io mi trovo molto bene nei contesti simili a quelli che si creano durante gli eventi di Sofar Sounds, che da poco più di un anno ho iniziato a organizzare a Genova. Contesti intimi, quasi esclusivamente acustici, dove c’è un pubblico attento all’ascolto e, nonostante da un lato sia più terrorizzante a livello emotivo, l’empatia percepita esiste davvero.
Come mai tre stagioni e non quattro?
L’EP si chiama Tre stagioni. La vita sognata, la vita vera perché si riferisce proprio a tre stagioni precise, ovvero la primavera, l’estate e l’autunno del 2021, quindi la quarta stagione (l’inverno) non è presente per questo motivo.
Ma forse anche perché la quarta stagione nel significato intimo del disco rappresenta il futuro che non si conosce, quello che deve ancora accadere e che non sappiamo con certezza.
Ultima domanda: se fossi un drink, quale saresti e perchè?
Penso che andrò con una scelta super basic e dirò gin tonic, prima di tutto perché di solito è quello che ordino più spesso. E poi in realtà anche perché proprio per la sua semplicità è molto semplice farlo male, bilanciando gli ingredienti nel modo sbagliato. E inoltre partendo da pochi elementi basici ci si può concertare maggiormente sulla qualità e sulla tipologia dei singoli ingredienti, anche sperimentando!
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