È uscito giovedì 9 novembre 2023 su tutte le piattaforme digitali il nuovo singolo firmato dai Lyvers, la band milanese la cui formazione è sconosciuta anche ai componenti stessi.
Noi li abbiamo intervistati, e siamo partiti come sempre dai loro tre dischi preferiti, ed ecco com’è andata!
Lyvers
Quali sono tre dischi che a vostro parere sono stati fondamentali per la vostra formazione musicale? E per quale motivo?
Visto che siamo in 4 te ne diciamo 4 così ne facciamo uno a testa:
Presidente Hamburger: Sum41 – Underclass Hero; perchè è stato il primo cd che ho comprato dopo essermi infossato col videoclip su MTv (quando la mooseca era ancora a tubo catodico) e da lì ho deciso che avrei voluto rockeggiare per il resto della vita e magari sposarmi con Avril Lavigne tipo il cantante.
Obbofò: OneDirection – Four; perchè sotto sotto sono una fangirl che spera ritornino insieme (è anche l’ultimo album che hanno fatto con Zayn)
Damiano: Against The Current – Gravity; è stato l’album che mi ha fatto capire che per me il suonare non è solo una passione, ma qualcosa di più (tipo una passione però più grande) e poi dire un album dei Blink182 sarebbe stato troppo scontato, dai su.
Bhairav: The Hives – The Death Of Randy Fitzsimmons; perchè il video di Bogus Operandi è un cazzo di capolavoro che si ispira al mio film preferito (La Casa, ma non quella del Grande Fratello) e poi suona GROSSO, è esattamente il tipo di sound che vorrei per i pezzi dei Lyvers.
Milano è ancora una città favorevole per fare musica? Quali sono le zone i luoghi tattici in cui è facile incontrare gente nuova? Avete mai considerato l’ipotesi di un feat? E con chi?
Mah, allora, per incontrare gente nuova a Milano più che andare in qualche luogo ci sentiremmo di suggerire piuttosto Grindr o Tinder che sono sicuramente più pratici; è sicuramente una città nella quale ormai diventa quasi difficile suonare dal vivo senza spostarsi un pochetto fuori perché molti locali hanno chiuso o sono diventati spazi di coworking (mai che diventino di cowboying), resistono ancora qualche centro sociale e qualche circolo. Oppure San Siro, però lì l’ingresso non ha il drink incluso nel prezzo.
Feat? Assolutamente si! Ci stiamo muovendo anche in quella direzione e di recente abbiamo incontrato molti spiriti affini, non vediamo l’ora di farvi sentire qualcosa anche perché sono feat che ci gasano un fottio.
Come descrivereste la vostra “Valeria” a chi non l’ha ancora ascoltata?
Valeria è una disperata dichiarazione d’amore, una sorta di moderno Romeo e Giulietta, ma con OnlyFans al posto delle pergamene e delle piume d’oca. Abbiamo voluto raccontare di un episodio accaduto ad un nostro amico (il buon John) che ha avuto la sfortuna di innamorarsi perdutamente di una giovane imprenditrice dell’amore digitale.
Qual è la vostra storia prima della pubblicazione di questo singolo?
In un modo o nell’altro abbiamo sempre suonato insieme, ci conosciamo da una vita e abbiamo iniziato facendo cover nella saletta dell’oratorio (era gratis e poi abbiamo scoperto il perché: amianto.).
Dopo un primissimo album che non ha mai visto la luce delle piattaforme di streaming (tra qualche anno magari sarà un cimelio da collezione), ci siamo decisi a fare questo salto della fede nel cimentarci con la nostra lingua padre, eravamo lì a scervellarci sul cosa raccontare e poi il destino ci ha chiesto i dati della carta di credito.
Ultima domanda: se fossi un drink quale sareste e perchè?
Non siamo molto tipi da drink però se dovessimo scegliere ti diremmo un Long Island: un miscuglio di tante cose che potrebbe sembrare lo scolo del lavandino di un pub, ma se becchi il barman bravo è la cosa più buona del mondo; con uno sei allegro, al terzo sei pronto a buttare giù il muro di Berlino per la seconda volta a testate.
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