Sono tornati Wet Floors dopo l’esordio con “Prima o poi” dello scorso gennaio, la giovane rock band marchigiana presenta il singolo “The One”.
“The One” è una rock ballad intima e riflessiva che nella seconda parte si apre e prende la carica rock che contraddistingue i poco più che ventenni Wet Floors.
Per l’occasione abbiamo organizzato un’intervista con la band ed ecco cosa ci hanno raccontato.
Wet Floors intervista
Ciao ragazzi, vi seguiamo dal 2020. Quindi come prima domanda vi vorrei chiedere: come siete cambiati da allora? E in cosa invece siete rimasti gli stessi?
Beh siamo cresciuti, abbiamo fatto molte esperienze e abbiamo più chiaro il nostro progetto artistico e cosa vogliamo fare. Sicuramente però ci portiamo dietro tutta l’energia e la voglia di portare la musica alle persone, che poi è la cosa che ripaga per gli sforzi fatti durante il percorso.
Avete pubblicato da poco la rock ballad “The one”, ci raccontate la genesi di questo brano?
“The one” è nato da un’idea di un giro di basso che era venuta a Marco, il bassista. Ci era piaciuta molto e l’abbiamo ripresa nella sfida che ci siamo posti nel mese di dicembre dove abbiamo registrato, ultimato e scritto 8 brani in un mese. Nonostante il ticchettare del tempo crediamo che questo brano un po’ ci ha chiamato da dentro di noi, perché si è costruito un po’ istantaneamente sfociando in tutta l’esplosione di emozioni che evidentemente avevamo da qualche parte dentro di noi.
Venite dalle Marche, come noi, e siete stati nominati da Rolling Stone Italia come Miglior Rock Band Emergente, come vi siete sentiti?
Beh sicuramente è stata una bellissima sensazione, anche se molto inaspettata, dato il fatto che non ci eravamo neanche ricordati di aver candidato la nostra canzone e poi ritrovarci in finale e vincere ci ha colti di sorpresa!
Ne andiamo molto fieri e speriamo di essere stati all’altezza del titolo!
Quali sono stati secondo voi gli step che vi hanno portato a questo risultato?
Diciamo che in organizzazione e perseveranza non ci andiamo leggeri 😂, nel senso che crediamo fino in fondo nel nostro progetto, che ovviamente può piacere come no, ma che sappiamo essere nostro e per il quale lottiamo fino in fondo.
Siamo giovani rispetto a molti altri che sono al nostro livello e spesso veniamo visti come ingenui o la piccola band di quartiere (anche perché non siamo proprio i tipi da sesso, droga e rock and roll) ma facciamo quello che ci piace e come detto prima ci mettiamo tutti noi stessi, quindi crediamo che sia questo un po’ che si è riflesso nei nostri brani: la tenacia e anche la gioia che portiamo sempre con noi.
Avete aperto i concerti dei Marlene Kuntz, come è stata quest’esperienza?
Bellissima! Ci siamo divertiti molto con gli organizzatori dell’evento e gli universitari che ci hanno supportato da sotto il palco e con i quali siamo riusciti ad interagire. E poi cosa vogliamo dire se non “Wow” alla bellissima Mole Vanvitelliana di Ancona!
Ultima domanda di rito: se doveste descrivere la vostra musica con una bevanda, quale sarebbe e perché?
Beh da veri marchigiani… Varnelli! Dolce, trasparente, ma con una bella botta di vita!
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