Black Vessel for the Saint: “La sfida più grande è il tempo che non abbiamo “

Da venerdì 12 luglio è disponibile su tutte le piattaforme digitali “Dirty Lady”, il singolo d’esordio dei veronesi Black Vessel for the Saint. Per l’occasione abbiamo scambiato quattro chiacchierare con la band ed ecco cosa ci hanno raccontato!

Black Vessel for the Saint intervista

Black Vessel for the Saint intervista

Ciao ragazzi, iniziamo da una domanda forse banale: perché Black Vessel for The Saint?

Ciao a te! Allora Black Vessel for the Saint è un nomaccio facilissimo da dimenticare!
Infatti quando ci chiedono:”Com’è che vi chiamate?” Non c’è n’è uno che lo ripeta correttamente.

Allora il nome della band nasce da una serie di incastri, partiamo dal fondo: ”Saint’ perché ahimè esattamente sull’angolo della strada sopra la nostra sala prove c’è un vecchio capitello; il “Black Vessel” in realtà non è una solo la traduzione di ‘nave nera’ ma è bensì un vecchio vaso che avevamo trovato, durante i lavori, nella cantina che sarebbe poi diventata la nostra sala prove.

Poi Googolando ho visto che in realtà esisteva già un Black Vessel for A Saint che è un monumento in un parco di Minneapolis. Ecco, perfetto: cosa c’è di più figo di un nome che è quasi uguale a quello di un monumento a San Lorenzo in un parco nel Minnesota? Solo una cosa, un nome di un gruppo che ha origine dal titolo di una scultura al Magnuson Park di Seattle…

Dirty Lady” è il vostro singolo d’esordio. Potete raccontarci la storia dietro la creazione di questo brano?

Oddio, come quasi tutti i nostri brani nascono per caso da una jam in realtà, questo è uno di quelli. Il giro armonico spesso lo trova Enne (Enrico) con la chitarra e se mi si accende la scintilla, ci aggiungo un’idea di una possibile linea vocale magari aggiustando qualche nota dall’idea di partenza.

Il bello è che spesso io penso qualcosa che è la stessa che lui interpreta senza saperlo.
Poi il testo viene sempre successivamente.

Non c’è un modus ufficiale nella stesura dei brani, a volte prima il testo, a volte prima la musica. Se c’è prima il testo ovviamente l’idea del brano è mia e chiedo un aiuto agli altri per svilupparlo, mentre al contrario il testo viene scritto dopo in base a cosa ispira la musica.

DIRTY LADY è un pezzo un po’ particolare, non saprei in quale genere identificarlo: la prima bozza sembrava un brano new romantic alla Duran Duran, molto più lento di quello registrato!

Poi abbiamo caricato i distorsori , aumentato i bpm e aggiunto un bridge protopunk alla Stooges ed è saltata fuori la Lady sexy e aggressiva che abbiamo poi registrato. Il testo affronta il tema di una figura femminile sfuggente e misteriosa, spinta da un desiderio di sfidare le convenzioni e di vivendo una vita senza regole forse un po’ per necessità. Viene dipinta come una figura affascinante e attraente, ma anche enigmatica e imprevedibile.

Basta, troppi aggettivi

Come descrivereste il vostro processo creativo come band? C’è qualcuno che prende il comando o lavorate in modo collaborativo?

Visto il poco tempo che riusciamo a passare tutti 5 insieme per i vari problemi di lavoro/family spesso ci troviamo a creare anche in solitaria per poi proporre le idee al resto della band. Però è quando c’è la serata giusta in sala prove che vengono fuori le cose migliori che poi sviluppiamo, spesso con un po’ troppa calma.
Il comando a volte lo prendiamo io ed Enne (Enrico) forse più per un motivo caratteriale che altro, ognuno da il proprio contributo, chi a livello tecnico e chi compositivo creativo.

Il vostro sound è descritto come Speed Stoner Punk Rock. Quali sono le vostre principali influenze musicali?

Wow bella domanda. Quando tempo hai?
Partendo dal presupposto che siamo innamorati della musica se ti faccio una lista di tutti i nostri artisti preferiti facciamo notte. Ti dico solo che tra me e Pigi abbiamo una collezione di 3000 vinili di tutti i generi.
Comunque ascoltando i nostri pezzi riesci a scoprire un bel po’ di quello che ci piace… Provate a scoprirlo da soli e poi fateci sapere!

Come è nata la collaborazione con l’etichetta indipendente Rat Cage Productions?

Rat Cage productions è la nostra etichetta dal nome della sala prove. Rat Cage Records a New York fu la prima etichetta che produsse i Beastie Boys e altri super gruppi punk underground.
Non escludo che magari in futuro produrremo qualcosa di diverso dai Black Vessel.

Qual è stata la sfida più grande che avete affrontato come band finora e come l’avete superata?

La sfida più grande è il tempo che non abbiamo e il tempo che passa.

Ultima domanda di rito: se doveste descrivere la vostra musica con una bevanda, quale sarebbe e perché?

Bella questa! Come si dice a Verona ‘semo vin da Vassel’, no dai! Vino rosso invecchiato bene, un bouquet di profumi particolari che migliora col tempo.

 

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