“Ragazza del ‘99” è il nuovo singolo di Boetti, cantautore e polistrumentista di stanza a Roma. Un brano questo che fa da ponte fra il suo ultimo album “Romanzo Porno” (2023) e il terzo disco in uscita.
Noi lo abbiamo intervistato!
BOETTI
Ciao Boetti, benvenuto su Brainstorming, hai da poco pubblicato il tuo nuovo singolo “Ragazza del ‘99”, brano che rappresenta un continuum con il tuo album uscito lo scorso anno. In cosa si lega e in cosa differisce questa nuova release con i tuoi lavori passati?
Il tema, l’argomento è ciò che lega questa canzone all’album “Romanzo porno”. Nell’ultimo anno ho fatto tanta attività di ricerca e scritto brani che riguardano tutt’altro, perciò ho pensato che “Ragazza del ’99” fosse più accostabile al filone precedente. C’è infatti lo stesso aspetto di privato e di affettivo, ma anche di formativo in quanto esperienza, su cui è basato il racconto dell’ultimo disco uscito.
Immaginiamo di essere dietro le quinte della creazione di un tuo brano. Come accade nel caso di Boetti? E come nasce quindi un brano come “Ragazza del ’99”?
Ogni canzone ha una storia a sé, quindi un’origine diversa. Se c’è una cosa che ho capito, almeno per quello che mi riguarda, è che più casuale è lo slancio creativo e più sarà privo di condizionamenti e tratti derivativi. “Ragazza del ’99” è nata ascoltando un lunghissimo vocale su Whatsapp e suonando un arpeggio di chitarra in maniera distratta, mentre aspettavo che cuocesse la pasta. È stato come creare un sottofondo musicale alle parole che stavo sentendo: una volta trovato il giro di accordi ho scritto melodia e testo.
La produzione del tuo ultimo singolo evoca un richiamo al neoclassico classicismo da un punto di vista della scelta degli strumenti come il pianoforte o i fiati. Hai mai pensato invece di riarrangiare i tuoi pezzi con un’orchestra?
Più vado avanti nella ricerca e più sento che la dimensione orchestrale/ sinfonica, pur riattualizzata, è quella che mi permetterebbe di esprimermi al meglio. Quando preproduco con Logic utilizzo tantissimi strumenti classici (ad esempio quartetto d’archi, oboe, timpani), che per ragioni sia pratiche che di budget vengono sintetizzati una volta arrivati in studio di registrazione. Come canone fisso, anche da proporre durante i live, forse alla lunga risulterebbe ridondante. Ma organizzare eventi speciali o studio session con alcuni di questi elementi sarebbe per me un sogno, inoltre mi farebbe presentare le canzoni sotto una luce diversa.
Quali sono tre dischi che sono stati fondamentali per te in questo anno?
“Fisiognomica” di Franco Battiato, “Tradizione e tradimento” di Niccolò Fabi, “Infinite possibilità per essere finiti” di Giovanni Truppi.
Cosa dobbiamo aspettarci dal futuro di Boetti?
Un terzo album che, anche se come detto prima verrà avvicinato quanto più alla contemporaneità, ho pensato come di musica sacra. Canzoni che uniscono mitologia, misticismo, religioni orientali e filosofia dell’anima. Un disco in cui non mi sono posto alcun limite di genere e che mi ha fatto divertire tanto.
Ultima domanda di rito: se fossi un drink quale saresti e perché?
Un MiTo, perché liscio, vintage e con pochi solfiti.
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