“Nomea”, il terzo album di Giorgia D’Artizio, uscito sotto l’etichetta LILITH LABEL. Una suite musicale che intreccia jazz, folk e indie in una narrazione sonora profonda e introspezione. Questo lavoro a più mani esplora il tema del disagio esistenziale in un mondo ancora enigmatico e difficile da comprendere.
Giorgia D’Artizio – Nomea
L’album si apre con “Terra Madre”, una traccia che, insieme alla sua versione conclusiva “Terra Madre Outro”, forma un cerchio perfetto. Quasi a simboleggiare l’eterno ritorno delle nostre domande e inquietudini. La voce di Giorgia, calda e avvolgente, guida l’ascoltatore attraverso un paesaggio sonoro ricco di sfumature. Sostenuta da arrangiamenti che fondono sapientemente strumenti acustici e elettronici.
Il jazz, con i suoi ritmi sincopati e le improvvisazioni, rappresenta il cuore pulsante dell’album, mescolandosi armoniosamente con elementi folk, con chitarre acustiche e percussioni tribali che evocano un senso di connessione primordiale con la terra.
L’indie, invece, emerge nelle scelte stilistiche e nella produzione, conferendo all’album un tocco moderno e accessibile. Brani come “Chi non c’è non sa” combinano testi poetici e riflessivi con arrangiamenti sonori che ricordano l’indie più sperimentale, creando un ponte tra il passato e il presente.
“Nomea” è un’opera che si nutre della collaborazione e della diversità delle sue influenze. Giorgia D’Artizio dimostra la propria versatilità e profondità artistica, offrendo un album che non solo intrattiene, ma stimola anche una profonda introspezione. In un’epoca di superficialità, “Nomea” si distingue come un’opera che cerca di andare oltre, esplorando le radici del nostro essere e la complessità del nostro mondo.
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