Otto tracce strumentali costruiscono “Earthfall”, il secondo album di Marco Liuzzi, uscito il 22 ottobre.
Sperimentazione ed emozione in Earthfall
Un viaggio musicale che mescola jazz e minimalismo, costruendo un universo sonoro emozionante e ricco di rimandi.
Con “Earthfall” Marco Liuzzi prosegue il progetto iniziato con il primo album “Earthrise” uscito nel 2021.
Se nel primo album Marco Liuzzi ha indagato l’ascesa e la crescita, in “Earthfall” racconta l’unione di progresso e regressione, instabilità e disordine. Le tracce raccontano un percorso personale ed emotivo che si intreccia con le tensioni di un’epoca in bilico e la ricerca di una stabilità interiore difficile da raggiungere.
Per raccontare questo turbinio di emozioni, Marco Liuzzi fa uso del suo pianoforte, del basso di Cosimo Romano e della batteria di Roberto Cati. Insieme riescono a trasmettere un senso di caos e ricerca interiore, attraverso atmosfere diverse, a tratti cristalline, a tratti cupe e malinconiche. Nel disco non mancano le influenze più rock che ritroviamo in “The Knower, The Sustainer”, alternate a pezzi soft e ballad come “Stargazing on a silent crossing”.
Da Bill Evans a Ludovico Einaudi, Marco Liuzzi unisce i suoi studi di musica classica al racconto personale e introspettivo che emerge dall’ascolto di “Earthfall”. L’artista rivisita alcuni brani dei grandi compositori aggiungendo personalità ed emozione per creare un tessuto sonoro nuovo.
Ogni traccia racconta una storia, un tassello del percorso di vita dell’artista e l’insieme dei brani di “Earthfall” costituisce un viaggio spirituale, quasi mistico per chi lo ascolta.
Quello di Marco Liuzzi è un album strumentale capace di raccontare e trasmettere emozioni senza far uso della parola: chi lo ascolta può interpretare i brani in modo personale, lasciandosi trasportare ed emozionare dalla musica.
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Bianca Santi
