Disponibile su tutte le piattaforme digitali da mercoledì 6 novembre 2024, il nuovo singolo della band Riforma. Un atteso e timido ritorno per la band di Grosseto attiva in varie forme dal 1990.
Il singolo sarà accompagnato anche da un video (per la regia di Elio Di Magno e Silvia Marianucci), girato interamente nella Maremma e in alcuni luoghi d’infanzia del trio, cercando, con rispetto e delicatezza, di dare una loro interpretazione del testo per immagini, sperando allo stesso tempo di aver mantenuto l’anima originaria della canzone.
Abbiamo deciso di indagare su questo ritorno, e sui loro tre dischi preferiti.
Riforma intervista
Quali sono tre dischi che a tuo parere sono stati fondamentali per la vostra formazione musicale, e per quale motivo?
Ne scegliamo ovviamente uno per uno! Grace di Jeff Buckley, Are You Experienced di Jimi Hendrix e The Miracle dei Queen. I motivi sono molteplici e chiaramente soggettivi. Rappresentano soprattutto il nostro personale inizio, la nostra gioventù, ad ognuno di noi, quel disco, ha toccato delle corde giuste, ha smosso quel qualcosa che poi ti segna, che ti porti dietro per tutta la tua vita sia artistica che non, quindi poi è inevitabile che di riflesso più o meno inconscio, ritrovi anche solo un micro dettaglio di quella musica anche nelle tue produzioni, credo sia inevitabile.
Cosa vi ha spinto a tornare, ma con una cover? Voi avete iniziato proprio con le cover, prima di proporre del vostro materiale inedito. Come sceglievate inizialmente i brani da suonare?
In realtà pensiamo che la musica non abbia realmente steccati e limiti, quindi non ci siamo posti domande o ragionamenti particolari sul perché “tornare” e poi con una cover, semplicemente ci andava di farlo e basta. Le Mie Parole è stata una canzone che ci ha toccato da subito, dal primo ascolto e di conseguenza ci è venuto totalmente spontaneo risuonarla e farla nostra, omaggiando quello che per noi è un piccolo, timido e silenzioso capolavoro della musica italiana.
Stessa cosa vale per le cover internazionali che suonavamo prima delle produzioni inedite, e che tutt’ora eseguiamo nei live. In quel periodo storico le cover ci insegnavano, era un modo, credo molto comune poi, di fare palestra, di fare “cantina” (come ci disse Gianna Nannini), quindi sceglievamo quelle che ci piacevano di più, che sentivamo più vicine alle nostre corde, e se risultavano credibili allora ok, erano in scaletta.
E che cosa dice di voi il brano “Le mie parole”?
Credo che il testo rappresenti un po’ tutti, quindi anche noi. Affronta l’importanza delle parole, il loro peso, che dovrebbero continuare ad avere, cosa che attualmente sembra si sia un po’ persa o particolarmente alleggerita. Invece no, per noi quel peso c’è sempre, quotidianamente. Hanno infinite sfaccettature, infinite rappresentazioni, interpretazioni, conseguenze, sono il nostro tutto.
Grosseto è una realtà che vi sta stretta? O vi è mai stata stretta?
Amiamo Grosseto, da sempre. Nei primi anni, abbiamo girato molto in quasi tutta la penisola, ma non abbiamo mai realmente preso in considerazione l’ipotesi di spostarsi altrove, abbiamo fatto male? Bene? Non lo sapremo mai, non avremo mai la controprova. Certo, adesso ci capita di chiedercelo, ma è una domanda a cui non diamo troppa importanza, ci piace comunque quello che siamo, ci piace la nostra complicità, la nostra unione, al di là di ogni altra ipotesi o alternativa. Con il giusto sguardo, niente ci sta stretto.
Ultima domanda: se foste un drink, quale sareste e perchè?
Old Fashioned. Uno dei primissimi drink, che regge contro il tempo!
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