Fuori dal 15 novembre il nuovo singolo di Cappie, che vanta la produzione di Davide “Divi” Autelitano (I Ministri) e Federico Carpita (Il Corpo Docenti). In “Forse È Il Destino”, questo è il titolo del brano, Cappie riflette sulla tensione tra desiderio e paura, esplorando il senso del destino come forza ambigua e inevitabile.
Ci siamo incuriositi e presi bene con questo progetto, per via della collaborazione con Divi e Federico e questo ritorno al passato che non stona per niente con la scena indipendente oggi. Ecco com’è andata!
Cappie intervista
Colpiscono i nomi di Divi e Federico Carpita (de Il Corpo Docenti), entrambi nomi che soprattutto a Milano vogliono dire molto, nella scena musicale. Com’è andata? Ti sei affidato completamente o avevi già le idee chiare?
Diciamo un po’ di entrambi. La collaborazione con loro è stata proficua proprio perché sono riusciti a capire le mie esigenze di confronto e quindi a lavorare partendo da ciò che io avevo in mente. Chiaramente, il lavoro finale è ben diverso da come era partito, ma senza snaturarlo.
Cosa c’è di te e della tua storia in questo tuo nuovo singolo dal titolo “Forse è il destino”? In sostanza: quanto c’è di autobiografico qui dentro?
“Forse È Il Destino” è molto autobiografico: nello scorso anno ho lasciato Bari, dove sono nato e cresciuto, e mi sono trasferito a Milano. Ecco, il brano si posiziona appena prima di questa scelta, in un momento in cui avevo tante domande ma poche risposte e sentivo il bisogno di cambiare qualcosa. Allo stesso tempo, il cambiamento a volte sembra spaventoso. In questo contesto l’accettare che a volte non si può avere il controllo su tutto, ma bisogna andare un po’ con il flow, è sfociato in “Forse È Il Destino”.
Ci racconti anche la copertina e il ruolo delle clessidre?
La copertina l’ho realizzata quando il pezzo aveva già preso forma. Nell’intro abbiamo pensato con Divi e Federico di sottolineare un po’ l’idea del “Come sarebbe se cambiassimo il passato?” (che è appunto la prima frase con cui si apre l’intro e la prima strofa). L’idea delle clessidre è la stessa: il movimento della sabbia all’interno è inverso proprio per dare quell’idea (un po’ innaturale ovviamente) del tempo che scorre al contrario, proprio per contestualizzare quel quesito. Il senso del testo in generale è molto legato al concetto del passato come porto sicuro però da superare.
Quali sono tre dischi che a tuo parere sono fondamentali per la tua formazione musicale? E per quale motivo?
Questa è una domanda molto difficile, perché sono uno a cui piace ancora ascoltare gli album per intero e addirittura comprare i CD fisici. Se dovessi sceglierne tre direi: “American Idiot” e “Dookie” dei Green Day e “Nevermind” dei Nirvana. Questi sono tre album che in adolescenza ho letteralmente consumato, insieme a molti altri della scena punk e grunge degli anni Novanta. Sono tre sonorità che hanno avuto una fortissima influenza su ciò che scrivo e sul modo che ho di suonare e cantare.
Ultima domanda: se Cappie fosse un cocktail o un drink, quale sarebbe, e perchè?
Potrei azzardare un Old Fashioned. È un po’ un cocktail senza età, che va bene in qualsiasi occasione, ma solo se fatto per bene!
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