“OLTREMARE” è il primo EP di Milena Paris, disponibile su tutte le piattaforme digitali da venerdì 10 gennaio 2025 (distr. Believe) e composto da quattro brani in italiano capaci di coniugare melodie pop, ricerca poetica, atmosfere oniriche e armonie di stampo jazzistico. “OLTREMARE” racconta la complessità e la mutevolezza dei rapporti intimi attraverso una narrazione terapeutica tanto concreta quanto metaforica, sottolineando l’importanza della parole e facendo uso degli elementi terra e acqua per esprimere la resa a questi sentimenti in mutamento. Trait d’union è la coproduzione di Daykoda e le sue sonorità elettroniche.
Milena Paris intervista
Che cosa ti appassiona di più del canto jazz? Perché hai scelto di studiare proprio questo?
In realtà mi sono appassionata proprio studiandolo perché non avevo quel tipo di background. Da piccola e da ragazzina ascoltavo altra musica, pop rock britannico e r’n’b contemporaneo, quando ho deciso di rendere la musica una professione ho pensato di iscrivermi in Conservatorio e l’unico modo per studiare musica moderna era accedere ai corsi di jazz perché pop ancora non era stato istituito. Sono contenta della mia scelta e la rifarei, il jazz mi ha aperto la mente e mi ha dato tanti strumenti nuovi che mi hanno arricchita. Sicuramente la cosa che mi piace di più del canto jazz è la libertà di esplorare.
Ci racconti un aneddoto sulla registrazione del disco “OLTREMARE”?
Sul brano introduttivo, corallo, c’è un bellissimo flauto quenacho (flauto peruviano) suonato dal mio fidanzato. L’abbiamo registrato all’1 di notte in uno studio a Valencia, dopo una seratina di tapas e sangria. Avevamo prenotato uno studio alla Berklee da mezzanotte alle 2 perché era l’unica fascia oraria disponibile. È stato molto divertente registrare di notte in una struttura deserta, c’era un’atmosfera bellissima.
Ci hai detto che in questo disco c’è una sorta di “narrazione terapeutica”. Hai voglia di approfondire il concetto?
Sì, questo EP mi ha permesso di abbracciare la mia relazione passata che è stata ricca di cose belle e quindi è stato difficile lasciarla andare. Ho fatto pace con questo allontanamento, scriverne, soprattutto nel brano oltremare, è stato un po’ come rileggere come sono andate le cose e accettarle.
Quali sono tre dischi che sono stati fondamentali per la tua formazione musicale e perché?
Queen II (Queen), 1974
Questo è il secondo disco dei Queen ed è ricco di contaminazioni, di base è un disco progressive rock ma unico come lo era l’impronta stilistica (e lirica) di Freddie Mercury. Oggi non ascolto più questa musica ma sono cresciuta con i Queen e il loro periodo che preferisco è quello degli inizi.
Frank (Amy Winehouse), 2003
Il disco d’esordio di Amy me lo sono divorato fino a consumarlo nel vero senso della parola, ora è illeggibile dalla terza traccia. L’ho amato e continuo a farlo, lo trovo estremamente stimolante sotto tanti punti di vista, vocale, musicale, lirico e anche in quanto a capacità di fondere elementi diversi per creare uno stile unico. È un disco davvero molto denso e genuino, l’ho amato più di quelli che ormai sono considerati i brani cult della cantante.
Blonde (Frank Ocean), 2016
Ecco un altro disco che ho ascoltato in loop. Forse è il disco che mi ha avvicinato alle produzioni elettroniche e mi ha permesso di apprezzarle.
Ultima domanda: se fossi un drink, quale saresti e perché?
Forse potrei dirti una sangria bianca: dolce come la frutta ma frizzantina come il prosecco, e la dolcezza non la assaggi ad ogni sorso.
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