Tragic Carpet Ride: “Abbiamo un sound molto fluido, in cerca di occupare uno spazio”

Tragic Carpet Ride intervista

“Specchio riflesso” è il nuovo ep dei Tragic Carpet Ride, un trio piemontese con attitudini psichedeliche e un avvenire di grandi prospettive. Ecco le nostre domande per la band.

Tragic Carpet Ride intervista

Tragic Carpet Ride intervista

Come è nato il nome Tragic Carpet Ride?

Ci chiamiamo così per diversi motivi: inizialmente perché ci faceva ridere. Il nome ci è stato suggerito da un’amica, che a sua volta lo ha preso dal titolo di una canzone dei Polvo (una band degli anni ’90). Inoltre, c’è un gioco di Super Mario Party con lo stesso nome, in cui bisogna rimanere su un tappeto volante mentre dei fantasmi giganti cercano di mangiarti, ma nel frattempo si formano dei buchi sul tappeto e, se ci cadi, muori comunque. L’obiettivo è restare sul tappeto più a lungo degli altri. Col senno di poi, ci è sembrata una metafora divertente del mercato musicale.

Quali sono le principali influenze musicali che hanno ispirato la nascita del vostro progetto?

Le nostre principali influenze arrivano dall’estero: le nuove ondate di psichedelia, shoegaze, post-punk e dream pop sono particolarmente interessanti, anche perchè si ispirano a correnti e artisti del passato che abbiamo sempre ascoltato. Il nostro gruppo “comfort” sono sicuramente i Beatles, come gran parte della musica anni ’60 e ’70, anche se alla fine siamo dei 90s kids, inevitabilmente influenzati da tutto l’alternative di quegli anni. Amiamo il cantautorato italiano ma crediamo che una musica diversa in Italia si possa fare, senza per forza dover cambiare lingua e fingere di essere ciò che non siamo. Siamo quindi fan di tutti quei progetti italiani che non hanno paura di esplorare, come i Verdena, Iosonouncane, Bluvertigo ecc.

Come descrivereste il vostro sound a chi non vi ha mai ascoltato?

Attualmente è molto fluido, in cerca di occupare uno spazio ma anche in costante evoluzione. Per quelli invece a cui piacciono le etichette diremmo alt-rock-pop-psichedelico .

Qual è stato il processo creativo dietro “Specchio Riflesso”?

Per noi questo è uno strano EP, perché suggella la nostra sinergia come band. La nostra collaborazione è nata intorno al progetto solista di Filippo, in cui Alessandro e Francesco lavoravano come produttori. Dopo aver registrato una quantità significativa di brani in studio, suonando insieme per quasi due anni, il passo è stato breve: abbiamo deciso di diventare una band. L’EP, quindi, è “postumo” rispetto a questa decisione, anche se sarà il primo lavoro a uscire. Nonostante le canzoni siano sempre state scritte da Filippo, l’approccio alla composizione è stato più quello di una band. È come se si chiudesse un cerchio.

Quale canzone dell’EP rappresenta meglio la vostra identità musicale?

Tra tutte forse Buio è quello che ci ha messo più alla prova come band, perchè rappresenta un vero e proprio percorso sonoro ed emotivo, costruito come un viaggio tra immagini, crescendo strumentali e patchwork di idee. Sicuramente è la direzione che vogliamo percorrere.

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