Terminata la settimana sanremese arriva il momento di fare i conti con ciò che ne resta. Tante le canzoni in gara quest’anno, altrettanti i generi e diversi i messaggi proposti al grande pubblico. Ora non ci resta che lasciare sia il tempo a decidere quali brani riusciranno ad insinuarsi nelle nostre playlist, rivelando pian piano la loro forza espressiva.
Tra i tanti nomi che abbiamo visto salire sul palco dell’Ariston, non è passato inosservato quello di Guglielmo Bruno, in arte Willie Peyote. Il suo brano Grazie ma no grazie –classificatosi al sedicesimo posto- è stato accolto come una delle proposte più politiche e taglienti di questa edizione del Festival di Sanremo 2025.
Willie Peyote a Sanremo 2025 (dai suoi profili social)
Il ritorno di Willie Peyote a Sanremo
Per Willie Peyote, il 2025 ha segnato la sua seconda partecipazione al Festival di Sanremo, dopo l’esordio nel 2021 con Mai dire mai (la locura). Ricordiamo che quello fu per lui un debutto di grande impatto, che gli concesse un bel sesto posto ma anche il Premio della Critica “Mia Martini”.
Ciò che accomuna entrambi i brani sanremesi è la capacità del cantautore di offrire una critica sociale arguta e pungente, velatamente ironica, ma che riesce a smascherare con eleganza le contraddizioni della nostra epoca. Se nel 2021 Mai dire mai (la locura) – con il suo sound travolgente (immediatamente riconoscibile la famosa “cassa dritta”) – fotografava il caos post-pandemico, le incertezze del mondo dello spettacolo ma anche la banalizzazione della musica contemporanea, oggi Willie Peyote torna con un brano altrettanto provocatorio.
Grazie ma no grazie
Il brano si configura come una ballad rap arricchita da un giro di basso in stile funk e una chitarra simil bossa nova.
Grazie ma no grazie è una presa di posizione netta, una lucida istantanea della società attuale che, tra ipocrisia, moralismo e falsi miti, sembra soffocare più che accogliere. È il brano di chi si rifiuta di accettare passivamente certi meccanismi e, con una punta di sarcasmo, si tira fuori da tutto ciò con un secco “grazie, ma no grazie”. Semplicemente geniale.
In molti avranno percepito sin dal primo ascolto del brano (qui il link all’esibizione sanremese) un sottile richiamo ad un sound tipico del rap anni ’90. L’intro stesso pare fare omaggio alla leggendaria Tranqi Funky degli Articolo 31. La band viene poi richiamata anche nella seconda strofa con il verso “Domani domani, do-do-domani” (vi ricorda qualcosa?).
Non possiamo non citare la frase chiave dell’intero brano, che ne riassume la provocazione:
“Dovresti andare a lavorare e non farti manganellare nelle piazze, grazie ma no grazie
E questa gente non fa un cazzo, li mantengo tutti io con le mie tasse
grazie ma no, grazie”
Il brano, come spiegato dallo stesso Willie Peyote, trae spunto da un riferimento letterario: si ispira ad un monologo dell’ottava scena del secondo atto di Cyrano De Bergerac. Ciò conferisce una valenza ancor di più intellettuale.
Tra le tante ultime uscite dall’impronta classica (al Festival sembra essere tornati ai vecchi tempi, con brani che parlano perlopiù di vicende personali e sentimenti) abbiamo necessità di dire che c’era anche bisogno di ascoltare un brano di questo tipo.
Sulla riva del fiume: l’ultimo album di Willie Peyote
L’album “Sulla riva del fiume” esce nella primavera 2024, ma dal 14 febbraio è disponibile in una nuova edizione digitale che contiene il brano sanremese e altri 3 inediti. Si tratta del terzo EP della trilogia Sabauda (assieme a Educazione Sabauda e Sindrome di Tôret, che qualche anno fa gli valse il primo disco d’oro)
Sulla riva del fiume è un disco intriso di sonorità che spaziano dal folk al jazz, passando ovviamente per il rap – genere che non viene mai perso di vista ma che di certo non può definire completamente l’identità artistica di Willie Peyote. Ricordiamo che il cantautore ha anche collaborato in passato anche con band quali Subsonica ed Eugenio in Via di Gioia, che hanno contribuito a fargli abbracciare varie influenze oggi presenti nelle tracce dei suoi dischi.
Sonorità e tracce
Nell’album sono presenti tracce dal sapore più diretto, come Giorgia nel Paese che si Meraviglia (non c’è bisogno di specificare quali siano i riferimenti nella scena politica attuale), ma anche tracce più “intime” e riflessive. Da citare sotto questo punto di vista i brani Cosa te ne fai (cronaca di un amore spento in cui si va avanti per timore di abbandonarsi) e Piani.
A proposito di Sulla riva del mare il rapper torinese ha dichiarato:
“È un disco più di pancia che di testa, anche se ovviamente la testa non è possibile allontanarla del tutto dalla mia vita”
Insomma, un flusso di emozioni che però vengono filtrate da una mente lucida e critica. Se vogliamo riassumere in tre parole: divertimento, leggerezza e riflessione.
Con il suo tipico sarcasmo e la sua abilità nel giocare con le parole, Willie Peyote affronta tematiche come il politicamente corretto, la sovraesposizione mediatica e la necessità di conformarsi a un pensiero unico per non essere esclusi dal dibattito pubblico. Il disco però, nasconde anche una riflessione più profonda: quanto siamo davvero liberi di dire quello che pensiamo?
In sintesi..
Willie Peyote si conferma ancora una volta artista in grado di trattare temi complessi con una scrittura diretta e mai banale. La sua capacità di mescolare ironia e critica sociale lo rende una voce unica nel panorama musicale italiano. In un certo senso, molti dei suoi brani sembrano raccogliere l’eredità di Quelli che benpensano di Frankie Hi-NRG MC, con una narrazione che mette a nudo le contraddizioni della società moderna.
Con Grazie ma no grazie, Willie Peyote non si limita a proporre una canzone d’effetto, ma invita l’ascoltatore a una riflessione più profonda. Il suo stile, che fonde rap e cantautorato, non cerca una facile presa sul pubblico, ma punta a lasciare il segno. Occhio però a non prendere i suoi pezzi troppo sul serio! Si tratta comunque di un’ironia, di leggerezza. Ancora una volta, il rapper torinese dimostra di essere una delle penne più interessanti e incisive della musica italiana contemporanea.
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